'Fake News': l'argometo è tornato ad essere caldo in questi giorni. Matteo Renzi, partendo da due inchieste portate avanti dalle testate americane 'New Tork Times' e 'Buzzfeed', accusa gli avversari politici di sfruttare delle notizie false, da siti a loro vicini, per farsi propaganda. È tutto nato dall'intervento di Renzi durante lo svolgimento della 'Leopolda' domenica 29 novembre 2017. L'ex presidente del Consiglio, durante la diretta tv fa riferimento a due ricerche – una del 'New York Times' e una del sito online 'Buzzfeed' – richiamando l'attenzione sul problema delle 'fake news', in particolare in questo periodo in Italia, in vista delle prossime elezioni che si terranno probabilmente a marzo.

Cosa dicono le ricerche?

L'inchiesta del 'New York Times', accusa i partiti M5S e Lega, di avere in comune gli stessi sponsor di alcuni siti creati appositamente per diffondere notizie false e creare quindi traffico internet a scopo di lucro. Per citare l'ultimo esempio che ha fatto scalpore, c'è una foto che ritrae la Ministra Boschi con la presidentessa della Camera Boldrini ai funerali del Boss mafioso Totò Riina. L'immagine è girata su questi siti simpatizzanti per il M5S, anche se essa si è poi rivelata essere un fotomontaggio.

L'inchiesta condotta invece dal noto sito di informazioni Buzzfeed, invece incolpa, dopo aver fatto delle ricerche, l'imprenditore italiano a cui sono affiliati svariati siti che si occupano principalmente di “retorica nazionalista, contenuti contro l'immigrazione e disinformazione in generale”, dice l'articolo del sito americano.

In particolare, l'inchiesta compara il 'potere che su internet' che hanno certi siti di informazione – come 'Direttanews.it' e 'Inews24', che hanno un grande seguito online. Il problema, sottolinea Buzzfeed, è che il 'potere online' che hanno questi siti che pubblicano anche notizie non verificate o false, tende a renderli 'autorevoli', all'occhio dell'utente come se fossero delle testate nazionali, sebbene non lo siano.

Cosa supporta Matteo Renzi

Dopo l'iniziale denuncia di Matteo Renzi sul tema, fatta alla 'Leopolda', egli, tramite la sua pagina officiale di Facebook dichiara che : “ci siamo stancati di essere presi in giro. Il problema non è il viaggio in Lamborghini o la foto ritoccata: è l'idea che il web possa diventare territorio di conquista per i falsari.

Questo è inaccettabile. E non lo permetteremo. Perché il web è il luogo dove passano molto tempo i nostri figli e questa battaglia è per loro, non solo per la prossima campagna elettorale”. Egli inoltre continua adducendo che ogni quindici giorni il PD presenterà alla stampa un proprio report sull'argomento, con tanto di numeri e fonti, in modo che ognuno possa formare la propria opinione.

La reazione del M5S

La mattina successiva all'accusa di Renzi, Beppe Grillo, dal blog ufficiale del M5s, sostiene che quello del partito, e dell'informazione del partito "un network enorme che ha più di dieci milioni di like e raggiunge ogni giorno milioni di italiani nella massima trasparenza ed è composto da persone fisiche facilmente rintracciabili e pubbliche”.

Inoltre, il leader del movimento pentastellato dichiara che le due pagine Facebook, fonti delle tanto questionate 'fake news', non fanno parte della comunicazione ufficiale del partito e che soprattutto non ricevono pagamenti da esso. Grillo spiega meglio il concetto richiamando una metafora calcistica. Prendendo ad esempio una squadra di calcio, se si ha un tifoso che apre una pagina su Facebook diffondendo notizie irreali e senza fonti, il problema sta nell'atto del privato cittadino e non certo dell'associazione calcistica, che non ha nessuna responsabilità per quanto riguarda le azioni indipendenti della tifoseria.

Per Grillo, riassumendo, il fatto che il network grillino e dei siti web che fanno 'clickbaiting' a scopo di lucro – sostenendo proprio M5S e Lega - riportino gli stessi codici di “Analytics” e di “Adsense”, per poter ricevere soldi dalle varie sponsorizzazioni, non implica che ci sia di mezzo il partito nella creazione o nel sostegno di tali siti creatori di bufale.

Egli afferma fortemente, che questi siti sono nati da un'iniziativa indipendente che non può essere vincolata alla responsabilità del partito.

La risposta della Lega

La reazione di Matteo Salvini, è stata differente da quella del M5S. Il leader del partito definisce Renzi “da ricovero”, scrivendo in un tweet che: “Renzi vuole censurare Facebook. Roba da matti, la vera bufala è lui!”. La reazione virulenta del segretario leghista glissa totalmente l'argomento, affermando che la Lega ha cose più importanti di cui occuparsi. Egli, inoltre, esorta il PD ad occuparsi di “pensioni, lavoro, sicurezza e giustizia”, piuttosto che di tali inezie.

- Cab