Una villa contesa, motivo di odio e di rivalità insanabili, diventata un'ossessione per entrambi fino a conseguenze mortali. Rinchiuso da qualche giorno nel carcere di Massa Carrara con la pesante accusa di omicidio volontario, ora Marco Casonato, 63enne psichiatria e professore di psicologia all'università Bicocca di Milano, ma anche in atenei tedeschi e americani, sostiene che sia stata una "tragica fatalità". Il 1 novembre, dopo aver litigato con il fratello Piero, medico del lavoro 59enne, lo ha travolto con un furgone Fiat Doblò uccidendolo proprio nel parco della loro proprietà.

I Casonato erano comproprietari a Massa Carrara di villa Massoni, sfarzosa dimora storica che versa in stato d'abbandono al punto che i fratelli, mai giunti a un accordo sul recupero del bene, erano stati denunciati, era scattato il sequestro del bene, e a inizio ottobre si è aperto il processo. Al contempo, lo psichiatra era stato nominato custode, perché unico dei 2 a risiedere a Massa, ed erano stati autorizzati alcuni lavori.

La sua versione dei fatti

Al gip Alessandro Trinci che lo ha interrogato, ha detto che è stato un maledetto incidente. Mercoledì nella villa erano in corso lavori di ristrutturazione. Marco Casonato ha riferito che al momento della tragedia voleva uscire dal cancello della villa, avrebbe accelerato per sfuggire a una presunta aggressione di lavoratori sinti che il fratello avrebbe chiamato senza il suo permesso, e involontariamente l'avrebbe investito.

Ma per quale motivo avrebbero tentato di aggredirlo? Gli operai tirati in ballo, dal canto loro, hanno raccontato di aver assistito a una scena agghiacciante: l'auto partire spedita, investire la vittima e passargli sopra più volte.

L'altra storia

Ben altro è il racconto dei fatti di Guido Bernieri, difensore della vittima Piero Casonato, su mandato della compagna Anna Maria Dentini, anche lei medico.

Ci sarebbero state le grida di Piero nel tentativo di fermare il fratello. Gli operai che stavano levando erbacce dal giardino avrebbero tentato di fermare il furgone. Avevano assistito al litigio dei fratelli fino a un attimo prima che Marco salisse sull'auto. Poi lo psichiatra è scappato per fermarsi a un distributore poco distante sull'Aurelia, chiamare il suo avvocato Valter Mattarocci e dirgli "vieni, ho fatto un guaio", per poi consegnarsi ai carabinieri.

Per Bernieri, valgono le testimonianze "indescrivibili", proprio degli operai che hanno visto il suo cliente morire: una scena che li ha lasciati sotto choc.

Odio e rivalità tra fratelli

Tra i due, vicini e conoscenti ricordano anni di liti e botte. L'unico punto in comune, non vendere la villa a nessuno. Per il resto, idee discordanti su tutto, persino sul personale a cui far svolgere i lavori, e caratteri opposti. Marco posato e riflessivo, non amava parlare di sé, al posto suo lasciava parlare i suoi scritti e studi, forse non a caso sulla psicopatologia familiare e sugli abusi in famiglia per cui era anche perito del tribunale di Milano, studi per cui partecipava a convegni da relatore e aveva girato il mondo.

Piero, impulsivo, in passato denunciato per una storia di armi e munizioni trovate in casa. Una tragedia forse annunciata, di sicuro scaturita da un odio che viene da lontano: una decina di anni fa, proprio davanti alla villa, i fratelli si erano picchiati a sangue. Negli ultimi 2 anni tra loro la tensione era aumentata come i feroci litigi, L'ultimo scontro c'era stato il 14 ottobre quando erano dovute intervenire le forze dell'ordine. Poi i fatti del 1 novembre. Ora alla villa sono stati di nuovo messi i sigilli, ma per un epilogo inimmaginabile.