Si è appena concluso a Milano il G7 dei ministri della Salute dove si è discusso del cosiddetto Global warming, il riscaldamento globale che già affligge il nostro pianeta e che lo farà in forma ancor maggiore nei prossimi decenni se non si metteranno in campo le doverose contromisure. Tra i temi trattati c'è stato anche il rapporto Lancet Countdown secondo il quale ci sarà un elevatissimo numero di profughi climatici da qui al 2050. Questo tipo di migrazione è già oggi in atto: tra gennaio e settembre di quest’anno ben 15 milioni di persone sono dovute scappare dal proprio paese per ragioni di ordine climatico.

Non ci sono, infatti, solo i rifugiati di guerra ed i migranti economici; esiste anche una terza categoria di persone tra quelle costrette a lasciare il loro Paese ed a migrare in altri lidi in cerca di una vita migliore: questi sono per l'appunto i profughi climatici.

Il global worming: un dramma che interessa soprattutto le zone più povere del mondo

I paesi maggiormente interessati da questo tipo di fenomeno, per una tragica fatalità, sono spesso e volentieri quelli più poveri dove alla fame e alle guerre si sommano anche i fenomeni legati al Riscaldamento globale. Molte zone del continente africano e centro\sud americano, infatti, già naturalmente esposte ad un clima molto più torrido, sono quelle che già sentono prevalentemente il fenomeno del global warming con tutti gli effetti collaterali che ne derivano.

La scienza ci spiega che un incremento di gas serra sta aumentando la temperatura del pianeta e che tutto ciò è dovuto in larga parte alla mano dell'uomo. Per questo il G7 milanese ha stilato un preciso piano di sviluppo sostenibile” promuovendo una politica di riduzione delle emissioni. Nel prossimo futuro si dovranno mettere in campo “azioni coordinate” perché “la salute di milioni e milioni di persone è a rischio”.

Nella due giorni di lavori interministeriali, si è evidenziato il dramma umano ed anche economico del cambiamento climatico dovuto al degrado ambientale e dell’inquinamento. Le cifre parlano chiaro: 250 mila morti all’anno legate al cambiamento climatico e 7 milioni di morti dovute all’inquinamento atmosferico.

La salute unisce, gli interventi dei Ministri della Sanità

La padrona di casa Beatrice Lorenzin in un rassicurante intervento ha detto che "non ci sono divisioni"; le ha fatto eco la ministra della salute giapponese Michiyi Takagi la quale ribadisce che l'aspetto sanitario è strettamente collegato al fenomeno atmosferico garantendo un maggiore impegno per "ridurre le disuguaglianze a livello globale". Steve Brine sottosegretario alla Salute pubblica del Regno Unito ha insistito sul concetto "La salute è anche un problema di sviluppo sostenibile". L'obiettivo comune, si spera non soltanto teorico, è la copertura sanitaria universale “perché è questa la base per affrontare le altre problematiche”.

Dal g7 emerge un concetto chiaro: mettere in pratica tutta una serie di azioni volte a salvaguardare il pianeta ed evitare oceaniche emigrazioni, impossibili da reggere per i paesi ospitanti e garantire in loco condizioni climatiche e sanitarie accettabili per le popolazioni mondiali, mantenendo al contempo la presenza di migrazioni sostenibili.