La Germania ha ufficialmente stabilito che, entro la fine del 2018, sui documenti d’identità dei suoi cittadini potrà comparire il ‘terzo sesso’. Si tratta del primo Stato europeo ad aver legittimato questa possibilità, che finora è stata accettata solo da pochi paesi in tutto il mondo, ovvero Australia, Nuova Zelanda, India e Nepal.

La decisione della Corte Costituzionale è stata presa in seguito alla richiesta di una cittadina, risultante all’anagrafe come donna, di cambiare sui documenti il suo genere originario in 'altro'.

L’identità di genere (che non equivale né al sesso né all’orientamento sessuale) è stata riconosciuta come fondamentale nel rapporto dell’individuo con se stesso e con gli altri; ogni cittadino va tutelato, le discriminazioni di genere devono essere eliminate promuovendo i diritti della persona, secondo la Corte Costituzionale Federale.

Che cosa significa ‘terzo sesso’?

Per spiegarlo è necessario, in primo luogo, chiarire il significato di ‘identità di genere’: se il sesso è determinato dalla biologia, il genere definisce la percezione che un individuo ha di se stesso, dunque anche la sua conseguente percezione da parte della società che ad ogni genere attribuisce, inevitabilmente, un ruolo sociale.

Ma se solitamente e fino a poco tempo fa sono state concepite due sole possibilità di classificazione per quel che riguarda il genere di una persona (maschio o femmina), i sostenitori del cosiddetto ‘genderqueer’ (o ‘genere non-binario’) ora scendono in campo e rimettono tutto in discussione.

Oltre ad uomo e donna esisterebbero, secondo questa ideologia, svariate altre possibilità date dalla combinazione di caratteristiche - biologiche e non - dell’individuo; questo darebbe origine ad una società diversa da quella che siamo abituati a conoscere, più varia, ricca di sfaccettature.

Per chiarire ulteriormente il concetto potremmo vedere i generi come punti di un segmento: se ad un estremo vi è l’essere donna e all’altro l’essere uomo, nel mezzo sono presenti infiniti altri punti, più o meno vicini all’uno e all’altro estremo.

Se le istituzioni sosterranno e tuteleranno l’ideologia del genere non-binario cambieranno radicalmente i ruoli sociali, la percezione che ogni individuo ha di se stesso in relazione agli altri e viceversa, i meccanismi di identificazione che riguardano l’infanzia e la crescita di ognuno.

Ciò che molti si domandano è: questo potrebbe abbattere certe barriere sociali o accentuarle?

Maggiore uguaglianza o discriminazione?

L’accettazione delle diversità, purtroppo, non è ancora qualcosa di scontato; l’ostilità nei confronti di chi viene considerato diverso, nonostante le lotte portate avanti da molti, non è ancora stata del tutto superata e le discriminazioni - per quel che concerne l’orientamento sessuale ma non solo - sono ancora all’ordine del giorno.

Stravolgere la società odierna con un’ideologia così fuori dall’ordinario, in un periodo che ancora non vede consolidati certi aspetti del concetto di uguaglianza, porterebbe a maggiore accettazione per la diversità o solo tanta confusione che sfocerebbe, inevitabilmente, in conflitti ancora più aspri in merito alla questione della disparità?

Secondo qualcuno aiuterebbe a riconoscere che esistano più possibilità, che i ruoli sociali non sono unicamente due e che un individuo può sentirsi parte di un genere caratterizzato da sfaccettature che il semplice ‘uomo o donna’ non contempla nemmeno. Secondo altri, invece, creerebbe ulteriore confusione e categorizzerebbe ulteriormente le persone che avrebbero più difficoltà nella fase di ricerca della propria identificazione.

Che impatto potrebbe avere l’ideologia del genderqueer sui più giovani?

Ciò che viene subito in mente è: che fine farebbero le teorie psicologiche che trattano proprio del tema dell’identificazione, come quelle freudiane? Se il dualismo uomo-donna venisse a mancare, come avverrebbe l’identificazione del bambino in un genere o in un altro? Tutti gli studi psicologici condotti finora perderebbero di significato, non verrebbero più tenuti in considerazione, forse con conseguenze importanti.

Molti ritengono che forse sarebbe molto più semplice - e meno confusionario per un bambino o un adolescente - ampliare il significato sociale di ‘maschio’ e ‘femmina’, eliminando gli stereotipi e facendo trasparire il concetto che vi sono infiniti modi di essere uomo e di essere donna, senza la necessità di categorizzare in ulteriori generi e con nuove etichette chi non rientra in un preciso modello.

Il genderqueer potrebbe essere solo l’ennesimo frutto del pensiero contemporaneo?

Qualcuno ritiene sia così, una nuova visione della società nata proprio al fine di essere diversa e rivoluzionaria, senza necessariamente rappresentare un passo avanti, ma al contrario una limitazione per la specie umana.

In merito a ciò, così si è espresso Benedetto Ippolito, storico della filosofia: “Distruggere la materialità dell’uomo, relativizzare la dualità sessuale che sta alla base della nostra sostanza e della nostra autentica soggettività, vuol dire assecondare surrettiziamente l’egoismo e il relativismo con una giurisprudenza nichilista che respinge qualsiasi limite etico oggettivo che si frapponga al funesto e apocalittico culto libertario della propria ossessiva ricerca singolare di originalità, anche quando questa finisce per essere poi palesemente anti umana.

È bene ricordare, in fin dei conti, che esiste un’unica specie che può di fatto autodistruggersi: e questa è appunto la specie umana. Ed essa comincia la propria dissennata auto demolizione non appena autorizza le persone a manipolare in modo assurdo la vita, l’esistenza, la natura e la propria sessualità incarnata, spalancando il post-umano come autostrada verso il non più umano.”

Dunque la Germania ha spalancato le porte al futuro o invece allo stravolgimento della natura umana? Accettare il "terzo genere" sarà un guadagno o una perdita per la nostra società e per l’integrazione? Presto, probabilmente, sapremo dare delle risposte a queste domande.