Sono 250 i migranti che il 15 novembre si sono messi in cammino dall'ex base militare di Conetta per raggiungere la prefettura di Venezia. Il motivo della loro protesta è il sistema di accoglienza della provincia,che costringe 1400 persone a vivere in un unico centro,in condizioni di vita più che precarie. Per fortuna durante la loro marcia i richiedenti asilo hanno trovato un sistema di accoglienza ben più efficace di quello ufficiale: semplici cittadini e parrocchiani li hanno sostenuti durante il tragitto offrendo loro pasti caldi e un posto dove trascorrere la notte.

Tra gli attivisti era presente anche Barbara Barbieri, rappresentante di Melting Pot Europa. I richiedenti asilo intervistati hanno affermato che a Cona vivevano in tende di plastica, riscaldati solo da stufe - nei casi più fortunati - in mezzo alla campagna e quindi isolati dalla città e da tutti i servizi.

L'esito della marcia, i migranti saranno trasferiti

Dopo tre giorni di marcia stremante e una lunga trattativa con la Questura e con la Prefettura di Venezia i migranti ce l'hanno fatta: saranno trasferiti in altri centri, 180 rimarranno nella provicia di Venezia e altri saranno spostati nei centri dislocati nelle altre province della regione Veneto. Con i loro bagagli, sono pronti a raggiungere ora le nuove strutture, nella speranza di trovare condizioni migliori, umane, di vita.

I fatti antecedenti alla protesta

Non era la prima protesta a Cona: la morte di Sandrine Bakayoko, donna di 25 anni proveniente dalla Costa d'Avorio, lo scorso 3 gennaio, aveva provocato le accese proteste degli altri profughi,che avevano accusato i gestori del centro di non aver chiamato in tempo i soccorsi. Altre proteste in passato si erano scatenate per il freddo, la scarsità dei pasti, la mancanza di docce e servizi igienici adeguati, tanto che una delegazione della campagna LasciateCIEntrare si era recata in visita al centro di Cona definendolo "una tendopoli nel nulla".

Tuttavia le proteste erano state ignorate dalle autorità competenti e il centro aveva continuato regolarmente a funzionare fino allo scorso 15 novembre, quando è partita la marcia dei migranti.

L'appello del Prefetto

Dopo la protesta il Prefetto di Venezia, Carlo Boffi, ha lanciato un appello invitando i sindaci della città metropolitana di Venezia a collaborare affinchè vengano individuate nuove strutture di accoglienza, centri più piccoli e spalmati sul territorio della regione e quindi più adatti ad accogliere i richiedenti asilo.