600 pagine circa di ricorso per evitare l'ergastolo: la difesa di Massimo Bossetti ha preparato un documento e lo ha depositato mercoledì alla cancelleria del Tribunale di Como. I legali dell'uomo hanno affermato "Ora dovranno ascoltarci".

Ricorso in Cassazione

Il 17 luglio del 2016 Massimo Bossetti è stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise d'appello di Brescia per l'omicidio di Yara Gambirasio: la difesa aveva da sempre sostenuto che il DNA del muratore era presente sugli indumenti della ragazza. Ma i legali di Bossetti, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, hanno presentato un maxi-ricorso di 595 pagine per dimostrare che l'uomo non c'entra nulla con la morte di Yara e chiede a gran voce di essere ascoltata dal momento che, non è possibile effettuare un nuovo esame sul Dna perché il quantitativo non è sufficiente per una ricerca.

La difesa continuerebbe a non essere d'accordo con quanto affermato dalla ricostruzione del medico legale, soprattutto per il fatto che il corpo di Yara venne ritrovato dopo tre mesi al campo di Chignolo d'Isola e sul fatto che i vestiti della ragazza non sarebbero mai stati fatti vedere alla difesa.

La storia

Yara Gambirasio scomparve a brembate (Bergamo) il 26 novembre 2010 e Massimo Bossetti fu l'unico sospettato, poiché il suo DNA era presente sugli indumenti intimi di Yara. Il corpo della ragazza venne ritrovato casualmente da un aereomodellista in un campo distante da Brembate a Chignolo D'Isola. Su di esso si notano i segni delle lesioni e il 16 giugno del 2014 viene arrestato Massimo Bossetti un muratore incensurato di 44 anni, anche se la moglie aveva affermato che l'uomo era a casa con lei la sera del delitto.

A Bossetti verrà revocata la patria potestà sui suoi tre figli e ai genitori di Yara verrà corrisposto un assegno da 1.800.000 euro. Il 17 luglio del 2014 la Corte D'Appello di Brescia confermerà la sentenza di 1° grado di Brescia, condannando Bossetti all'ergastolo. In principio venne accusato anche il marocchino Mohammed Fikri, a causa di un'intercettazione telefonica tradotta erroneamente; ma venne in seguito rilasciato.

Ora i legali dell'uomo, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, hanno depositato un maxi-ricorso lungo quasi 600 pagine per cercare di dimostrare che, secondo loro, Massimo Bossetti non c'entrerebbe nulla con la morte della tredicenne e che il Dna non sarebbe sufficiente per determinare la condanna di una persona, soprattutto quando si tratta di una condanna a vita.