La giustizia degli uomini ha avuto finalmente un giusto epilogo: Oskar Groening, sottoufficiale SS nel campo di concentramento di Auschwitz, è stato dichiarato colpevole. La sentenza, emessa da un tribunale della Bassa Sassonia (nella cittadina di Celle) ha stabilito che l'imputato, oggi quasi centenario, potrà scontare la pena in carcere. La legge tedesca non prevede, infatti, che l'età possa impedire il carcere. Se però la giustizia degli uomini ha avuto un suo decorso, per quanto tardivo, ben altra cosa, per chi crede, è la giustizia ultraterrena.

Groening ha chiesto perdono a Dio; all'ex contabile nazista capire se merita tale clemenza.

Mansioni di Oskar Groening ad Auschwitz

Oskar Groening ha avuto un compito tra i più esecrabili all'interno del campo di concentramento di Auschwitz. Non che ce ne siano stati di migliori e peggiori tra gli ufficiali nazisti, ma è indubbio che il suo incarico lo pone in prima fila nel banco degli imputati. Da contabile, pare infatti che sia stato responsabile del conteggio nonché delle operazioni di inventariato del denaro sottratto ai deportati. Non solo. Sempre nelle sue mani finivano i beni personali confiscati, senza contare che, proprio in virtù delle sue mansioni burocratiche, Groening ha assistito direttamente a molte esecuzioni in massa nel campo durante l'olocausto.

Groening dal 1945 a oggi

Dopo la fine della guerra, il 10 giugno 1945 viene catturato dai soldati inglesi. Fatto prigioniero, viene condannato ai lavori forzati in Gran Bretagna. Torna poi libero e rientra in Germania, dove vive una vita da 'normale' cittadino. Per far questo, fa attenzione a non esporsi e evita accuratamente di parlare del suo passato.

Fino a che, 40 anni dopo la fine della guerra, è lui stesso a decidere di esporre pubblicamente la sua attività nel campo di Auschwitz. A spingerlo in tal senso è la volontà di smentire alcune affermazioni negazioniste dell'olocausto che si stavano affermando. Secondo la testimonianza registrata dalla BBC, infatti, Oskar Groening sarebbe un testimone vivente dell'attività di sterminio perpetrata nei campi di concentramento nazisti.

Il che fa cadere quindi ogni tesi negazionista al riguardo.

Dichiarazioni spontanee e successiva condanna del tribunale

L'ex sottoufficiale e notaio nazista ha ammesso le sue responsabilità, in ciò spinto forse da un desiderio di contrastare la mistificazione storica rispetto a un fatto che lui ha vissuto in prima persona. Questo però non è sufficiente a levar via le colpe: per questo, nel 2015, il tribunale tedesco di Lueneburg ha condannato l'imputato (" reo dei crimini di guerra e contro l'umanità") a 4 anni di reclusione. A suo carico, la vita di 300mila persone durante il nazismo. L'imputato si è difeso dichiarando di non aver ucciso nessuno direttamente. Ma un nuovo processo del tribunale della Bassa Sassonia ha respinto l'impugnazione della difesa e ha emesso la sentenza di condanna definitiva.

Oskar Groening, ha sentenziato, dovrà scontare la sua pena in carcere: i suoi 96 anni non gli danno diritto a un qualsivoglia esonero o prescrizione del reato.

Giustizia divina vs giustizia terrena

Oskar Groening ha ammesso le sue colpe davanti a un tribunale di uomini, che lo ha condannato. Per quanto la pena (di 4 anni) di sicuro non può reggere il confronto della colpa commessa: essendo vero come è vero che la complicità nell'atto di sterminio di centinaia di deportati non avrebbe una condanna giusta neppure con l'ergastolo. Ecco perché credo che la giustizia divina abbia maggior valore, maggior senso, maggior credibilità di quella terrena.