È iniziata una raccolta di firme a livello internazionale contro l'annunciata istituzione di una giustizia parallela per le multinazionali.

In seguito allo stop dell'Italia alla multinazionale del petrolio Rockhopper, infatti, l'azienda ha chiesto i danni allo satato italiano per 30 milioni di euro. Una cifra esorbitante, che andrebbe a ricadere sulle spalle dei cittadini italiani, già alle prese con debito e disoccupazione.

La Commissione dell'Unione Europea ha proposto l'istituzione di tribunali speciali in cui dirimere le controversie tra multinazionali e stati europei.

E qui inizia la levata di scudi di moltissimi cittadini europei, che vogliono impedire la nascita di “un'assurdità antidemocratica”.

Tra tre giorni i ministri del commercio di tutti gli stati europei si incontreranno nel giro di quattro giorni: entro tale data sarà loro presentata la raccolta di firme per evitare che “le multinazionali non abbiano diritti speciali”.

L'antefatto: Rockhopper non rispetta la normativa ambientale

Il caso era scoppiato nel marzo di quest'anno, quando la multinazionale inglese Rockhopper aveva aperto un arbitrato internazionale ad Amsterdam contro lo stato italiano. Il Ministero dello Sviluppo Economico a fine 2015 aveva vietato lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio entro le 12 miglia marine dalla costa, per preservare il paesaggio, il turismo e l'ambiente nel Mar Mediterraneo e il 5 febbraio 2016 revocava la concessione di Ombrina Mare “in quanto interamente interferente con i divieti previsti dalla vigente normativa ambientale”.

In questo modo il governo aveva accolto le ragioni dei comitati “no triv” che si opponevano alle trivelle nel Mediterraneo. La Rockhopper perciò non può sfruttare il giacimento di Ombrina Mare, che si trova in Abruzzo, di sua proprietà e perciò aveva, in pratica, denunciato per danni lo stato italiano.

Le ragioni di chi dice "no"

"Tali tribunali speciali sono molto diversi da tribunali normali. Servono solo gli interessi delle multinazionali. - si legge nel testo della petizione - Le aziende possono ricorrere contro qualsiasi legge e qualsiasi decisione del governo se pensano che i loro profitti attesi sarebbero ridotti. In effetti, la compagnia petrolifera ha citato in giudizio l'Italia non ha subito alcuna perdita reale.

Si tratta solo di stime di profitto calcolate dal gruppo".

“Se i governi avessero da temere costantemente che un gruppo possa citarli in giudizio, senza dubbio avrebbe un impatto sulla legislazione. - sostengono i promotori della petizione - Le richieste delle corporazioni avranno un peso molto di più importante se ci possono citare in giudizio in qualsiasi momento. Dovranno solo sostenere che una legge a tutele dei cittadini o dell'ambiente riduce i loro profitti. Questo sarà molto costoso e saremo noi tutti cittadini europei come l'ambiente a pagarne il conto”.