La vicenda è accaduta a San Vito al Tagliamento, in provincia di pordenone nel Friuli Venezia Giulia, dove un medico di quarantotto anni è stato vittima di un accoltellamento alla schiena da parte di un ragazzo, il quale dopo il suo atto, si è andato a costituire al comando dei carabinieri. Il giovane aveva già denunciato l'uomo in passato per le molestie fisiche subite dallo stesso quando era ancora minorenne. Il medico dopo la denuncia avvenuta ai tempi, era stato messo agli arresti domiciliari e in più era stato sospeso dalla sua professione dalla Asl, fino a quando il giudice decise di revocare tutti e due i provvedimenti presi.

Medico in prognosi riservata

Il medico vittima dell'accoltellamento, al momento è ricoverato in prognosi riservata versando in gravi condizioni, all'ospedale di San Vito al Tagliamento nel reparto di terapia intensiva. Il medico, ex allenatore di una squadra di calcio, da quanto è emerso fino ad ora, anni fa avrebbe ospitato il giovane ragazzo fino al momento che la madre dello stesso, lo ha accusato di molestare suo figlio. Il medico aveva sempre respinto le accuse ricevute di molestie pesanti, anche al momento che gli episodi di accuse e denuncia lo avevano portato ad affrontare il processo che lo ha posto agli arresti domiciliari la primavera scorsa.

Le prove sul computer

Pare che nel computer del medico siano state trovate delle foto di bambini in atti non leciti, foto le quali l'uomo sostiene di non esserne a conoscenza, affermando che non sono sue, negando così l'evidenza.

Anche l'avvocato del medico; Giuseppe Bavaresco, sostiene la sua posizione di innocenza, dichiarando che il suo assistito ( il medico in questione ) sia estraneo alle accuse a lui rivolte, affermando che il medico si sia occupato del ragazzo proveniente da un Paese dell'Est Europa per una decina di anni. L'avvocato Bavaresco spiega anche che il medico, lo avrebbe accolto nella sua casa da bambino in quanto il giovane aveva una situazione famigliare travagliata.

Bavaresco continua dicendo che il medico avrebbe sostenuto il ragazzo in tutto e per tutto, pagandogli gli studi e avviandolo anche nel mondo del lavoro. Viene riferito che il ragazzo dopo di quanto, si faceva vivo periodicamente per richiedergli del denaro e che questo fatto si trova già agli atti processuali. Il medico a suo tempo, fu sospeso dalla sua professione per merito della Asl di Pordenone, dopo la misura cautelare dei domiciliari.

la decisione della sospensione, venne revocata per disposizione del giudice, consentendo così al medico di poter esercitare la sua professione nonostante fosse ai domiciliari, i quali vennero anch'essi revocati qualche settimana più tardi.