“Bastava poco per salvarla. Nessuno mi dava ascolto. Io lo dicevo ai medici che non stava bene. Ma nessuno per ore si è avvicinato. Sono passate ore e ore e mia moglie è morta”. Giovanni Manzoni è il marito di Vittoria Fadda, la 73enne deceduta poco tempo fa nel reparto di Rianimazione dell’Ospedale Santissima Annunziata di Sassari per un arresto cardiaco. La donna – dopo aver passato oltre sei ore al Pronto Soccorso del nosocomio sassarese – era stata ricoverata nel reparto. Ma il suo cuore non ha retto ed ha smesso di battere. Vittoria Fadda era stata accompagnata all’ospedale da un’ambulanza del 118 e le era stato assegnato il codice verde: in gergo “situazione poco critica” come recita il protocollo dei soccorsi.

Purtroppo però con il passare delle ore la situazione si sarebbe aggravata e – come ha dichiarato più volte il marito “probabilmente se non fosse rimasta ore senza essere curata, in questo momento mia moglie sarebbe ancora viva”. Parole pesanti e di dolore quelle del povero Giovanni Manzoni che – nonostante la donna fosse vigile e parlasse – era stato convinto a chiamare un’ambulanza del 118 che poi l’aveva portata con urgenza al Pronto Soccorso. Qui il suo cuore ha cessato di battere dopo poco che la donna era stata presa in carico intono all'una della notte. “Mia moglie era vigile e parlava – racconta ancora scosso Giovanni Manzoni – mi rassicurava e mi diceva di stare tranquillo. Non ci posso credere ancora”.

L’arrivo al Pronto Soccorso

Vittoria Fadda da tempo non stava troppo bene e proprio quel giorno aveva convinto il marito Giovanni a farla accompagnare in ospedale perché lamentava una notevole diminuzione della forza muscolare. La donna era seguita da tempo dagli specialisti. Era infatti diabetica, non aveva entrambi i reni e già da settembre era stata ricoverata altre volte sempre al Pronto Soccorso dell’ospedale.

Anche per questo il marito Giovanni non riesce a capire il perché di questo ritardo: “Vittoria non stava bene – insiste l’uomo – era in gravi condizioni. Era sotto dialisi e i medici lo sapevano. Lo abbiamo fatto presente ma niente, nessuno ha dato peso a questo. Lei era debole – continua nel racconto – aveva le vertigini e si reggeva a mala pena in piedi.

La situazione si stava aggravando ma nessuno si è mosso per ore. Era sufficiente effettuare un prelievo del sangue per capire se il cuore fosse in sofferenza o meno. Ma nulla è stato fatto e mia moglie è morta”.

Parlano i medici

“Abbiamo fatto tutto il possibile, nel rispetto delle procedure di legge, per garantire alla paziente le migliori cure del caso”. Parole di Mario Oppes, direttore del Pronto Soccorso dell’Aou, che chiaramente dopo la morte della povera donna ha inviato una relazione al direttore sanitario dell’ospedale di Viale Italia, a Sassari. “Ci dispiace tantissimo – prosegue il medico – per quello che è accaduto. Ci dispiace per i familiari della donna ma purtroppo molto spesso di fronte a malattie croniche gravi e complesse non c’è molto da fare.

La paziente – sottolinea Oppes – è arrivata in ospedale a bordo di un’ambulanza medicalizzata e le è stato assegnato un codice verde. Ha parlato con il medico che ha richiesto immediatamente l’intervento di un nefrologo. Quest’ultimo – conclude – ha richiesto al medico di guardia il ricovero immediato e l’inizio del trattamento. Purtroppo però la situazione si è aggravata ed è sopraggiunto l’arresto cardiaco dopo il ricovero in Rianimazione. Il decesso infatti è stato constatato dopo poco le 3 della mattina”.