E' sempre più di attualità il problema delle aggressioni al personale dei treni: l'ultimo caso di cui si ha avuto notizia è quello di una capotreno malmenata a Pisa da quattro minorenni, dopo essere intervenuta in difesa di una ragazza che era stata aggredita proprio dagli stessi quattro.

Continue aggressioni

L'episodio verificatosi a Pisa non è purtroppo un evento isolato, ma solamente l'ultimo di una lunga serie, che ha visto capitreno vittime di aggressioni fisiche da parte di viaggiatori. Fatti di questo tipo sono sicuramente lo specchio di una società in cui è decaduto il rispetto in generale, ma soprattutto nei confronti di chi ricopre dei ruoli pubblici, in situazioni spesso non facili da gestire.

Tra i ferrovieri però c'è anche la convinzione che chi lavora “in prima linea” non sia adeguatamente tutelato dal proprio datore di lavoro, che non mette in atto forme di organizzazione che garantiscano la sicurezza degli operatori.

La denuncia del CAT

Alcuni giorni prima dell'episodio toscano, il sindacato CAT aveva già lanciato un allarme, denunciando i numerosi casi di aggressione ed evidenziando alcune caratteristiche del lavoro dei capitreno, come ad esempio il fatto che, nel trasporto regionale, una sola persona si possa trovare a svolgere l'attività di controlleria anche su treni lunghi otto vetture. Secondo il CAT è assolutamente necessario che venga invece definito il numero minimo dei componenti delle squadre, in particolare non permettendo che ci possa essere un solo capotreno sui convogli in circolazione negli orari notturni e prevedere sempre la presenza di altre figure, come agenti della Polizia Ferroviaria o guardie giurate, per una maggiore sicurezza sia dei lavoratori che dei viaggiatori stessi.

Solidarietà dai macchinisti

Anche la storica rivista dei macchinisti “Ancora In Marcia” ha espresso solidarietà ai colleghi capitreno, facendo notare inoltre che il brutto fenomeno delle aggressioni si aggiunge ad una situazione già difficile per il personale di bordo, causata da una normativa di lavoro molto gravosa e dalla perdita della possibilità di accedere ad una pensione anticipata al raggiungimento dei 58 anni, come avveniva anche per i macchinisti stessi e per i manovratori prima delle recenti riforme pensionistiche.

Insomma, prima il danno, poi la beffa, ora anche la violenza vera e propria. Inaccettabile!

La condizione attuale del personale ferroviario appare quindi aggravata da molti aspetti problematici, che ci auguriamo vengano al più presto affrontati e risolti, sia nell'interesse dei lavoratori che per garantire la maggior sicurezza possibile per il trasporto ferroviario.