Nei giorni scorsi ha fatto parlare di sé l'iniziativa della Co-op, la cooperativa di consumatori britannici che vanta oltre 4 milioni di iscritti, riguardo alla vendita di cibo oltre la data consigliata per il consumo a prezzi ultra scontati. Il progetto prevede l'allestimento di una corsia speciale all'interno dei supermercati che rientrano sotto l'egida della cooperativa inglese con i soli prodotti 'scaduti' di recente con sconti molto vantaggiosi per i clienti. In sintesi, saranno venduti prodotti fino a un mese oltre la data consigliata per consumarli.

Gli addetti ai lavori si sono posti da subito due semplici domande. La prima è in relazione al tipo di prodotti venduti, la seconda riguarda l'estrazione sociale delle persone che sarà disposta a sposare l'idea in salsa british.

Quali sono i cibi presenti nella corsia speciale?

Al giorno d'oggi, con i richiami alimentari sempre più frequenti da parte delle organizzazioni addette al controllo del rispetto delle regole, sembra difficile pensare che ci sia qualcuno disposto a consumare del cibo scaduto, nonostante gli sconti promessi possano risultare allettanti per più di una persona. Credere che un avvocato di Londra si rechi alla Co-op e decida di acquistare una conserva di pomodoro scaduta, soltanto perché è venduta con uno sconto del 50 per cento, è pura utopia.

In realtà, le cose stanno in modo diverso rispetto a come possono apparire in un primo momento.

Se si leggono attentamente le linee guida dell'iniziativa della Co-op britannica, si capisce subito che i cibi proposti non hanno una vera e propria data di scadenza, poichè trattasi di prodotti in scatola e secchi, che per loro natura "non hanno praticamente scadenza", come sottolinea anche la redazione de La Stampa.

Dunque, sebbene siano reclamizzati come ormai datati e da buttare, gli alimenti oggetto della promozione possono ritenersi a buon ragione un ottimo affare dal punto di vista economico, senza che la salute ne venga compromessa.

Le cifre del consumo

All'origine dell'idea della Co-op inglese c'è un tema delicato, che riguarda da vicino anche l'Italia, ovvero lo spreco di prodotti alimentari.

Secondo gli ultimi dati, nell'ultimo anno ciascun abitante del Bel Paese ha buttato nella spazzatura 108 chili di cibo ancora perfettamente utilizzabile. Una piaga sociale diffusa specialmente nelle nazioni più industrializzate. Basta pensare, ad esempio, al dato riguardante la Gran Bretagna, dove in 12 mesi si arriva a sprecare qualcosa come 110 chili di alimenti ancora adatti al consumo. Sul secondo gradino del podio gli Stati Uniti, a quota 109 chili.