A soli 160 km da Hong Kong nella provincia cinese di Lufeng sono stati condannati a morte 10 uomini, davanti ad una folla di migliaia di persone. Pochi giorni prima delle sentenze gli abitanti locali erano stati invitati ad assistere al proclamo tramite i social network in uso in Cina.

Una spettacolarizzazione che lascia sbigottiti: gli imputati sono stati, infatti, portati da apposite camionette blindate sul luogo dell'evento. Qui, uno ad uno, sono stati fatti salire su un palco per ascoltare la sentenza. Sette di loro erano accusati di reati connessi alla droga, gli altri tre per omicidio e rapina.

Condanne a cielo aperto

Come nulla fosse, gli spettatori guardavano lo 'show' ed alcuni hanno anche filmato il momento della sentenza con il cellulare. Ad onor di vero in Cina la pena di morte non è cosa rara: anche se non sono pervenuti dati ufficiali, per il governo cinese si tratta di 'segreto di stato', la Dui Hua Foundation, un'organizzazione non governativa con sede negli States, stima che nell'ultimo anno siano state effettuate circa 2000 condanne a morte. Ma il voler reintrodurre processi di condanna a cielo aperto ricorda gli albori della Repubblica popolare, quando i capitalisti e i proprietari terrieri venivano denunciati pubblicamente per dare un esempio forte al resto della popolazione.

La provincia di Lufeng non è nuova a questo tipo di proclami. La zona è infatti tristemente nota per il grande traffico di droga che si è insidiato nel territorio. Appena cinque mesi fa, con una 'cerimonia' simile, erano stati condannati a morte altri 8 uomini, sempre per reati connessi al traffico di stupefacenti. Nel 2014 venne compiuta una grossa operazione di arresti e condanne legate al sequestro di tre tonnellate di metanfetamine.

Le autorità e i media locali dissero che la provincia di Lufeng era il luogo dove si producevano ben un terzo delle metanfetamine di tutta la Cina.

La pena di morte nel mondo

amnesty international ha sondato le condanne a morte eseguite nell'anno 2016. Nelle prime posizioni Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan. Per la prima volta gli States non sono protagonisti di questa classifica.

La Cina si teme sia al primo posto ma non essendoci dati ufficiali in merito si parla solo in via teorica. Ed è proprio Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, a rilasciare dichiarazioni a Tgcom24 su questo tema troppo spesso sottaciuto. Nuory sottolinea ancora una volta nel suo intervento, l'impossibilità di ricevere dati dalla Cina, dove la pena di morte è segreto di Stato. Noury si dice tra l'altro certo che la pena di morte non rappresenti un deterrente efficace, al contrario, è un tipo di condanna che genera ancora più violenza.