Freddo e senza emozioni, dopo la confessione si è chiuso nel mutismo. E chissà se domani mattina quando verrà interrogato dal gip nel carcere di monza dove si trova da mercoledì notte, il 27enne Mattia Del Zotto, darà le stesse risposte che hanno lasciato di stucco i carabinieri: "Sì, sono stato io, ma non intendo collaborare con la vostra istituzione o con altre istituzioni di questo Stato, non vi dirò più niente, non saprete mai perché l'ho fatto. Inutile darmi un avvocato". Il reo confesso che ha già avuto un colloquio con uno psichiatra, ha chiesto libri sulla religione ebraica.

E' responsabile degli omicidi dei nonni paterni e di una zia, e del tentato omicidio di altri cinque familiari, tutti avvelenati con solfato di tallio.

Prime ore in cella

Sorvegliato a vista 24 ore su 24 dagli agenti di polizia penitenziaria, ancor prima di essere messo in cella di isolamento, il giovane Del Zotto si era già chiuso in un silenzio impenetrabile rotto solo dalla comunicazione di singolari necessità. Nel corso del colloquio con lo psichiatra del carcere al momento dell'ingresso, ha affrontato solo tematiche religiose e chiesto libri sull'ebraismo e sulla religione ebraica a cui si sarebbe avvicinato circa tre anni fa. Poiché la biblioteca del penitenziario, era sprovvista dei testi richiesti, gli è stata portata la Bibbia che nella cella senza compagni e senza tv, ha cominciato a leggere subito.

Maria Pitaniello, direttore del carcere, ha concordato con il procuratore della Repubblica di Monza Luisa Zanetti, titolare dell'inchiesta, di sottoporlo a una vigilanza intensiva, a un monitoraggio continuo da parte degli psichiatri e degli psicologi per valutare il suo stato di salute mentale.

Ipotetiche suggestioni criminali

Cosa ha spinto il ragazzo schivo e riservato, ma secondo i familiari incapace di far del male, ad avvelenare con il tallio i nonni paterni e una zia allergica ai metalli, con l'obiettivo di uccidere poi anche i nonni materni e forse i genitori? E perché ha usato proprio il solfato di tallio? Secondo gli inquirenti, la risposta potrebbe essere in due casi di cronaca avvenuti in Friuli dove la famiglia andava in vacanza che lo avrebbero "ispirato".

Si tratta di due omicidi irrisolti: quello di un architetto americano avvelenato nel '99 e di un turista austriaco l'anno successivo: entrambi avevano bevuto birra avvelenata con il tallio. All'epoca dei fatti, Del Zotto aveva 10 anni. Proprio dopo una vacanza nella casa in Friuli a Varmo, Patrizia Del Zotto e la sorella si sono sentite male. Delle due, Patrizia non ce l'ha fatta.

Due vite in una

C'è una cesura netta tra la prima parte della vita di Mattia, in cui la sua storia sembra essere quella di un ragazzo come tanti, e gli ultimi due anni fino alla svolta criminale che è uscita allo scoperto grazie all'eccellente lavoro degli investigatori. Dopo essersi diplomato in ragioneria, il ragazzo ha lavorato in un call center, ha fatto il magazziniere e il manovale, ha lavorato in un supermercato.

Austero e introverso, non si concedeva vizi né capricci. L'unica passione era la palestra. Poi ha perso il lavoro e ha cominciato la fase dell'isolamento. Chiuso in camera, trascorreva tutta la giornata al pc. Se i genitori gli chiedevano cosa facesse, diceva che cercava lavoro o che aveva lavori on line. Usciva dalla stanza solo per mangiare. Con gli inquirenti ha ammesso di non avere alcun rapporto affettivo con i parenti. La mamma interrogata, ha confermato le difficoltà relazionali. Di segnali allarmanti ce ne erano: l'isolamento (non aveva amici né una fidanzata), le manie persecutorie, le fobie, i deliri mistici in nome di una religione imprecisata. Ma per i genitori, forse, vedere l'abisso in cui il loro unico figlio stava sprofondando era impossibile.