Tutto è partito da Portomaggiore, dove a maggio di quest'anno i carabinieri avevano individuato ed immediatamente smantellato un vero e proprio laboratorio per la produzione di marijuana nascosto nelle campagne. Da quel momento, sono scattate le indagini per risalire a chi si celava dietro quel laboratorio ed alla fine, dopo alcuni mesi di intense attività investigative, i militari hanno incastrato i due coltivatori, rimanendo sorpresi dalla loro identità.

I coltivatori-sportivi

Da quanto è emerso dalle indagini portate avanti durante questo periodo dagli inquirenti, sembra proprio che i presunti "malviventi" siano in verità due fratelli, conosciuti, atletici e, soprattutto, insospettabili.

A. D. è un pallavolista ventottenne ancora in attività ed apprezzato dagli addetti ai lavori, con in passato anche esperienze in serie A (con la Gherardi SVI Città Di Castello) ed una lunga carriera trascorsa principalmente in squadre di serie B e con molte vittorie e promozioni ad impreziosire il suo curriculum sportivo. Mentre suo fratello, nonché complice, L. D., anche lui uno sportivo, per la precisione un ex giocatore professionista di pallacanestro, sport dove fu protagonista anche nella massima serie italiana, in A1, nelle file del Pesaro.

Il nascondiglio per l'attività di famiglia

I fratelli avevano realizzato il loro laboratorio all’interno di un casolare diroccato e ormai abbandonato da molti anni.

È proprio per questo motivo che gli inquirenti ci hanno messo del tempo prima di risalire ai presunti colpevoli. Questo immobile era stato totalmente trasformato dai due fratelli, che lo avevano fatto diventare una serra.

I carabinieri che avevano scoperto questa attività illegale, all'epoca dei fatti avevano sequestrato circa 3 kg di marijuana, più numerose piante e molte attrezzature considerate indispensabili per ottenere dei buoni risultati dalla coltivazione: generatori di corrente, bruciatori per riscaldare gli ambienti, lampade con determinate caratteristiche e altre attrezzature per un valore complessivo di diverse migliaia di euro.

La fine dell'attività

Data l'ingente quantità (corrispondente circa a ventimila dosi secondo le forze dell'ordine), è stato deciso di far partire indagini ed approfondimenti e, dopo un'intensa attività investigativa (effettuata attraverso vari appostamenti e controlli), i carabinieri sono risaliti ai due fratelli che però stanno negando ogni accusa. Ma nonostante le loro dichiarazioni, sono stati entrambi denunciati a piede libero per produzione di sostanze stupefacenti.