Un anno e sei mesi di carcere: questa la condanna per corruzione privata imposta a Massimo Ponzellini, ex presidente della Banca Popolare di Milano, nel processo sui presunti finanziamenti illeciti concessi dall'istituto tra il 2009 e il 2011. Si tratta di una pena decisamente più bassa rispetto ai 6 anni chiesti dal pm di Milano Mauro Clerici: l’accusa principale di associazione a delinquere, infatti, non ha retto davanti al giudice Guido Salvini. L’accusa a carico del manager bolognese è stata rifiutata in quanto, per la prima sezione penale, il fatto “non sussiste”: un giudizio condiviso per gli altri capi di imputazione, dei quali solo una piccola parte è caduta in prescrizione.

Insieme a lui, e per lo stesso reato, è stato condannato anche l’imprenditore Camillo Collella. Il Tribunale di Milano ha invece assolto Antonio Cannalire, ex braccio destro di Ponzellini, e il resto degli imputati nel processo.

La Vicenda è ben nota

Ponzellini fu arrestato nel 2012 con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione insieme al suo ex collaboratore Antonio Cannalire. Al centro della vicenda c’erano i rapporti tra il manager bolognese e l'imprenditore Francesco Corallo, titolare della società Atlantis. Secondo l'accusa la Banca Popolare di Milano avrebbe finanziato diverse società, tra cui quella di Corallo, in cambio di tangenti pari a circa 5,7 milioni di euro.

A febbraio 2015 Ponzellini fu rinviato a giudizio dal gup di Milano Alessandra Simion insieme ad altre 13 persone. Gli imputati erano accusati a vario titolo di associazione a delinquere, appropriazione indebita, riciclaggio e corruzione privata. Secondo i pm milanesi Roberto Pellicano e Mauro Clerici, Ponzellini aveva creato “una struttura parallela e deviata verso interessi personali” all’interno della Banca Popolare di Milano per distribuire oltre 233 milioni di euro di finanziamenti illeciti in cambio di pagamenti che ammontarono complessivamente a circa 2 milioni di euro.

Cadde invece l’accusa contro Francesco Corallo

Cadde invece l’accusa contro Francesco Corallo, dopo che questi venne rinviato a giudizio: il nuovo management di Bpm, dopo l’uscita di Ponzellini, ritirò la querela contro l’imprenditore.

Tuttavia nel 2016, ad un anno e mezzo dall’inizio, il processo ha dovuto ripartire da zero a causa del trasferimento ad altro incarico di uno dei giudici a latere. Le difese non diedero il consenso ad acquisire i verbali delle deposizioni già rese, quindi si rese necessario riconvocare i testimoni dell’accusa già sentiti in aula.