Le autorità nella capitale iraniana di Teheran hanno dichiarato che la polizia smetterà presto di arrestare le donne per aver violato i “codici di abbigliamento” islamici. Una notizia che pochi si sarebbero aspettati, il tutto sotto la guida del presidente Hassan Rouhani.

Secondo il Wall Street Journal, le donne che infrangono alcuni insegnamenti islamici, indossando cose come smalto per unghie, trucco pesante e sciarpe allentate non dovranno più affrontare l'arresto ma saranno, invece, obbligate a seguire dei corsi – a cura della polizia stessa - sui "valori islamici".

Tuttavia, i recidivi verranno alla fine arrestati.

Il "più moderato" Hassan Rouhani

"Vogliamo avere un approccio educativo orientato verso la società che cambia, la polizia non arresterà più coloro che non rispettano i valori islamici", ha affermato Hossein Rahimi, secondo l'agenzia stampa ufficiale della Repubblica Islamica "cercherà, invece, di educarli".

Il presidente Hassan Rouhani è stato rieletto quest'anno grazie all'ondata di sostegno dei giovani che hanno favorito le sue, cosiddette, posizioni "moderate".

Dalla rivoluzione iraniana del 1979, il paese ha operato sotto una rigorosa forma di legge della Sharia ed è diventato uno dei paesi più repressivi al mondo. Le donne sono costrette a indossare l'hijab in ogni momento e sono trattate come “cittadini di seconda classe”, secondo la legge.

Tuttavia anche gli uomini non sono immuni dai codici della “moda islamica".

L'anno scorso, l'Iran ha schierato circa 7.000 agenti sotto copertura, noti come la "polizia morale" incaricata di "affrontare il cattivo uso dello hijab e la rimozione dei veli all'interno delle auto", inoltre si sono impegnati nel prevenire le molestie alle donne che passeggiano per le strade.

La scorsa settimana, la polizia iraniana ha fatto irruzione in due grandi locali a Teheran ed hanno arrestato 230 persone con l'accusa di attività peccaminosa, per aver bevuto e ballato.

L'Arabia Saudita e il "Vision 2030"

Uno spostamento verso atteggiamenti più liberali si sta verificando anche nello “Stato rivale” dell’ Arabia Saudita, sotto la guida di Mohammed Bin Salman, le cui riforme sull'uguaglianza di genere fanno parte di un più ampio movimento di modernizzazione noto come programma economico "Vision 2030".

Solo quest'anno, Bin Salman ha revocato il divieto di guidare alle donne, hanno legalizzato lo yoga, organizzato il primo torneo femminile di pallacanestro e persino aperto la possibilità per le donne saudite di poter lavorare al Ministero della Giustizia.