Ieri mattina una donna di cinquantacinque anni di cui non sono state rese note le generalità si è tagliata le vene in tribunale a Siena, dopo l'arrivo di un'offerta per l'acquisto della sua abitazione, finita all'asta giudiziaria perché non aveva potuto sostenere dei mutui precedentemente contratti con la banca. Alla base dell'insolvenza ci sarebbero dei gravi problemi di salute, che non hanno permesso alla donna di occuparsi della sua attività - un maneggio - grazie alla quale aveva ottenuto la concessione del credito dall'istituto bancario.

Tenta il suicidio in aula

La donna si trovava in un'aula del tribunale civile di Siena quando la sua abitazione è stata battuta all'asta per una somma intorno ai 238mila euro. Subito dopo la vendita, la donna ha estratto una lama e ha iniziato a tagliarsi le vene, e solo grazie al tempestivo intervento delle persone presenti non ci sono state conseguenze peggiori. La 55enne è stata immediatamente trasportata al pronto soccorso del nosocomio di Siena per essere medicata, e non risulta essere in pericolo di vita. Davanti all'entrata del tribunale era presente un folto gruppo di persone che si sono costituite in Comitato per difendere la donna.

Il dramma della donna

Il calvario della signora è iniziato nel 2011, quando ha avuto un incidente mentre svolgeva delle attività all'interno del suo maneggio.

Un cavallo le ha sferrato un brutto calcio e da quel momento sono iniziati i suoi guai. Anche a causa delle sue condizioni di salute, che si sono aggravate nel tempo, non ha più potuto svolgere il suo lavoro e da li sono iniziati i problemi con la banca per fare fronte ai mutui precedentemente stipulati. Non essendo più in grado di pagare i debiti, il tribunale ha stabilito che la sua abitazione nel centro storico di Siena fosse messa all'asta, e questa mattina si è concretizzata la vendita.

L'uomo che si dette fuoco davanti all'Agenzia delle Entrate

Non è la prima volta che la disperazione dovuta a situazioni debitorie pesanti conduce a gesti inconsulti. Nel marzo del 2012, un artigiano di 58 anni, schiacciato dai debiti e dalle cartelle esattoriali, si dette fuoco davanti agli uffici della Commissione tributaria di Bologna.

L'uomo riportò gravi ustioni su tutto il corpo, e morì nell'ospedale di Parma dopo nove giorni di agonia. Gli agenti della polizia municipale che provarono a soccorrerlo rinvennero delle lettere redatte prima dell'estremo gesto, con le quali intendeva scusarsi con la moglie e con l'Agenzia delle Entrate.