Sono state arrestate all'alba del 13 dicembre, durante l’operazione condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia, le donne del clan Zagaria a seguito di un’attenta indagine basata su accertamenti patrimoniali, intercettazioni e dichiarazioni da parte di collaboratori. L’ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla DIA, in collaborazione con gli agenti del nucleo investigativo della polizia penitenziaria, è stata emessa dal gip del Tribunale di Napoli nei confronti di Beatrice Zagaria, sorella del boss ergastolano Michele, e le tre cognate Francesca Linetti, Patrizia Martino e Tiziana Piccolo, rispettivamente coniugate a Pasquale, Antonio e Carmine Zagaria, dei quali solo quest’ultimo non si trova attualmente in carcere, ma sottoposto a sorveglianza speciale a San Marcellino.

L'accusa

Il capo d'accusa che pende sulle quattro donne è quello di ricettazione aggravata dalla finalità mafiosa, dal momento che l’incarico a loro affidato e gestito sembrerebbe essere quello della raccolta dell’incasso derivante dalle varie attività criminali dell’organizzazione, dall’estorsione allo spaccio e la ripartizione delle risorse tra gli affiliati del clan sotto forma di vere e proprie buste paga mensili. Il blitz, che ha avuto luogo alle prime luci del mattino, è stato diretto dal capo della DIA, Giuseppe Linares e le indagini in corso sono coordinate dal procuratore Giovanni Melillo e dal pubblico ministero Catello Maresca in concomitanza con l’aggiunto Luigi Frunzio.

Le indagini

Dalle informazioni raccolte nel corso dell'attività investigativa sarebbe inoltre emerso che, nell’attività di gestione del patrimonio camorristico e la successiva distribuzione degli “stipendi” percepiti dalle stesse donne, non mancassero diverbi e scontri tra le cognate dovuti al denaro intascato da ognuna. Nel caso di Francesca Linetti, moglie di Pasquale Zagaria, poteva variare dai 3.500 ai 1.500 euro al mese.

Il caso 'Sotto copertura'

Solo poche settimane fa il boss dei Casalesi aveva fatto parlare di sé a seguito della denuncia mossa contro la produzione della fiction Rai ‘Sotto copertura’, incentrata sulle vicende che lo hanno visto protagonista durante la sua latitanza. La serie televisiva avrebbe, a suo dire, arrecato gravi danni alla sua immagine, motivo per cui i legali della famiglia Zagaria avevano richiesto un risarcimento di centomila euro che sarebbero poi stati devoluti in beneficenza.

Ma la richiesta è stata respinta con la motivazione secondo cui è ‘lecito rappresentare una persona in maniera peggiorativa rispetto alla realtà perché è un criminale’. Inoltre, durante l’udienza dello scorso 15 novembre nell'ambito del processo che vede Michele Zagaria accusato di duplice omicidio, l’imputato in videoconferenza aveva inscenato un tentativo di suicidio avvolgendosi il filo del microfono intorno al collo, sotto forma di protesta, poiché aveva tentato di affrontare ripetutamente l’argomento della presunta offesa arrecatagli dalla serie interpretata da Alessandro Preziosi, ma era stato messo a tacere.