Forza Nuova ha ottenuto ciò che voleva, ponendosi sotto i riflettori di un'intera nazione. Nel recente passato i militanti di estrema destra si erano limitati a rievocare anacronistiche iniziative, come l'anniversario della marcia su Roma o le 'memorie di camerati caduti'. Gli appelli sulla recrudescenza di determinate ideologie di stampo fascista sono stati comunque lanciati, ma sovente chi lo ha fatto è stato tacciato di 'procurato allarme'. 'Eia Eia, ma va là' è stato lo slogan coniato per l'occasione, quasi a voler canzonare chi giustamente invitava a non sottovalutare questi focolai inneggianti al noto ventennio.

Senza contare il sostegno indiretto che determinate iniziative dei movimenti di estrema destra hanno avuto da indicibili post e commenti: sui social network, ma anche sui siti di alcune testate giornalistiche. A pensarci bene, una testata che permette di esprimere le proprie opinioni a corredo degli articoli pubblicati, per quanto becere ed estreme, è sinonimo di vera democrazia, ma ora è proprio questa democrazia ad essere sotto attacco. Forza Nuova esce dunque allo scoperto, con un'azione dimostrativa chiaramente intimidatoria verso le testate Repubblica e L'Espresso.

I fatti di Roma

I militanti di Forza Nuova, un gruppo comunque poco numeroso, hanno acceso fumogeni sotto la sede di Repubbica, a Roma, e letto ad alta voce le loro accuse nei confronti dei giornalisti.

Poi hanno lanciato alcuni fumogeni all'indirizzo dei dipendenti della testata che potestavano nei loro confronti. Gli autori del blitz avevano il volto coperto da maschere, la Digos ha comunque fermato ed identificato uno dei manifestanti, un uomo di 34 anni riconosciuto come attivista di Forza Nuova che è stato denunciato per violenza privata ed accensione di fuochi pirotecnici in un luogo aperto al pubblico.

I pubblici ministeri della Procura di Roma hanno già aperto un fascicolo su quanto accaduto.

La rivendicazione di Forza Nuova

La rivendicazione di Forza Nuova è arrivata puntuale, con un post su Facebook. "Le nostre torce accese illuminano la verità contro le menzogne dei pennivendoli di regime. Siamo mascherati perché rappresentiamo tutti gli italiani traditi da chi scrive favorendo ius soli ed invasione.

Il nostro è solo il primo attacco, questi infami sappiano che non gli daremo tregua". Il post si conclude con l'invito a boicottare Repubblica e L'Espresso. Una strategia della tensione che viene confermata dal leader di Forza Nuova, Roberto Fiore. "Si tratta del primo atto di una guerra politica contro il gruppo Espresso, contro il PD e le loro mistificazioni che mirano a mettere fuori gioco Forza Nuova".

La risposta di Repubblica

Il comitato di redazione di Repubblica e L'Espresso ha diffuso un comunicato. "Il dilagante fenomeno di intolleranza, xenofobia e fascismo che le nostre testate stanno documentando da settimane con grande attenzione ha ormai raggiunto liveli preoccupanti, ma non ci faremo intimidire da questi atti fascisti e paramafiosi. Continueremo ad informare i nostri lettori su Forza Nuova e su qualunque altra forza politica italiana".

Minniti: 'La storia italiana è piena di sottovalutazioni'

Puntuali anche i messaggi di solidarietà nei confronti dei giornalisti di Repubblica e L'Espresso. Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, attualmente in vista ufficiale in Portogallo, ha fatto pervenire la sua "vicinanza ai giornalisti per i gravi episodi". Il premier Paolo Gentiloni ha telefonato al direttore di Repubblica, Mario Calabresi, per manifestargli "piena solidarietà". Amaro il commento del ministro dell'interno, Marco Minniti, che si è recato di persona nella sede del giornale. "Questi fenomeni sono stati sottovalutati ed è una cosa grave. Ci sono momenti in cui tutti dobbiamo rispondere alle nostre coscienze ed alla Storia e la storia europea e quella italiana sono piene di sottovalutazioni".

Gli fanno eco il ministro della difesa, Roberta Pinotti, quando parla del grave errore di "chiudere gli occhi dinanzi alla violenza di estremismi che credevamo ormai superati", ed il presidente del Senato, Pietro Grasso, il cui appello sollecita a "non commettere l'errore di sottovalutare queste cose, si è trattato di un grave attacco fascista contro la libertà di stampa". Il ministro della giustizia, Andrea Orlando, 'bacchetta' il segretario della Lega, Matteo Salvini, che aveva recentemente minimizzato i fatti di Como con l'assalto di gruppo di skinhead alla sede di un'associazione pro-migranti e tutti coloro che hanno "sottovalutato gli allarmi sul fenomeno di un estremismo che ha rialzato la testa ed è contrario alla nostra Costituzione ed ai nostri valori".

La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha definito i fatti romani alla stregua di "un vile atto neofascista contro la libertà di informazione". Tuttte le forze politiche, da sinistra a destra, hanno condannato in maniera unanime quanto accaduto.

I frutti dell'odio

In fin dei conti, il blitz neofascista sotto la sede di Repubblica non deve stupire. Non è certamente un episodio casuale, ma solo la punta di un iceberg che inizia ad affiorare in superficie. Un atto che è figlio delle estenuanti campagne dell'odio diffuse tramite i social network e rafforzato dalle imprudenze di forze politiche che, pur di elemosinare voti, strizzano l'occhio agli estremisti. Una conseguenza diretta delle Fake News indirizzate a delegittimare il lavoro della stampa ed una strategia messa in pratica da soggetti che abusano della democrazia facendo riferimento ad un passato morto e sepolto.

Un passato sconfitto e condannato dalla Storia contro il quale, però, la morsa si è pericolosamente allentata con il trascorrere degli anni. Così sono stati permessi atti di revisionismo storico, manifestazioni e slogan inneggianti al ventennio fascista, saluti romani. Il tutto in nome di un falso principio di democrazia che dovrebbe permettere le liberi correnti di pensiero: ma questi 'liberi pensatori' ai quali è stato permesso di proliferare ora attaccano la sede di un giornale e, dunque, la democrazia stessa di cui la stampa è guardiana e garante. I responsabili non sono soltanto gli autori materiali di questo gesto, ma anche quella parte di italiani che hanno seminato odio e che si apprestano a raccoglierne i frutti.