L’adrenalina e la voglia e la necessità di postare più foto possibili delle sue attività quotidiane, hanno ucciso Wu Yongning, famoso per aver scalato torri e edifici sopra le strade delle città in Cina, girando con una telecamera mentre barcollava su sporgenze o stringeva un'antenna con una mano, riporta il 'New York Times'. Attraverso le sue scalate, divenne una celebrità per le sue acrobazie in alta quota, accumulando migliaia di seguaci su Weibo, il sito cinese di microblogging. La famiglia ha dichiarato che per la sua ultima scalata avrebbe voluto guadagnare almeno 15.000 dollari, che avrebbe usato per pagare le spese mediche per la madre e per sposarsi.

Oltre a motivazioni concrete di questo tipo, si nasconde una smania di apparire, di dimostrare di fare cose spettacolari e memorabili.

Non è la prima volta che si assiste a casi di morte preannunciate, casi in cui la voglia di farsi riconoscere in un mondo social è troppo alta e spinge alcune persone a mettere in atto comportamenti che sono pericolosi sia per sé che per gli altri. Ma cosa spinge a compiere azioni del genere, nonostante la consapevolezza che la posta in gioco è troppo alta?

Come distinguersi dalla massa?”

Bisogna sottolineare che negli ultimi tempi è aumentato il bisogno di riconoscimento e apprezzamento da parte di terze persone per tutto ciò che riguarda la nostra vita quotidiana.

Questo bisogno è stato causato ed è possibile soddisfarlo grazie ai social media, che permettono di esporre tutta la propria quotidianità e i propri successi. Perché?

Si è osservato che oggigiorno il livello di autostima delle persone è profondamente collegato a quanto apprezzamento e sostegno si ottiene da persone sconosciute, quante visualizzazioni riesce a prendere un proprio video.

La popolarità nei social media è diventata sinonimo di sicurezza e autorevolezza. Si aspira sempre più ad avere un numero di follower superiore, dimenticando spesso l’importanza delle interazioni vis-a-vis o il contatto fisico. Alcuni studi dimostrano che la capacità dei giovani di socializzare, di creare un gruppo di riferimento è diminuita in funzione del fatto che tutto questo sia stato sostituito da un utilizzo smodato della rete, che favorisce conoscenze e relazioni filtrate da uno schermo.

Conseguenze psicologiche: aumento della solitudine

Una delle prime conseguenze della scarsa capacità di utilizzare in modo sano i social media è quella di creare persone con un’autostima alta, ma un’autostima effimera, in quanto basata su aspetti dettati quasi esclusivamente da una società non reale, ma presente solo a livello virtuale. Di norma l’autostima si costruisce sulla base della consapevolezza delle proprie capacità, delle proprie conoscenze, dal riconoscimento sociale di queste capacità. Invece, spesso, tra i ragazzi d’oggi dilaga l’apprezzamento basato su aspetti superficiali, quali l’aspetto esteriore o il numero di followers che si ha nel mondo virtuale.

Un’altra conseguenza di non poco conto è il fatto che le persone dimenticano o non imparano le regole della comunicazione verbale e della comunicazione non verbale.

Non riescono a sviluppare capacità di dialogo, non riescono a modulare il proprio linguaggio in funzione delle situazioni e soprattutto non imparano ad apprezzare il contatto fisico e il contatto visivo, aspetti fondamentali nella costruzione di relazioni affettive. I ragazzi, in particolar modo, con la spinta continua a condividere le proprie esperienze con il mondo virtuale dimenticano di raccontarle a persone reali, dimenticano e non sanno come costruire relazioni amicali, hanno difficoltà a instaurare nuove relazioni con persone sconosciute, sia perché non sono capaci, sia perché non ne trovano il senso dato che possiedono un mondo social che ritengono più appagante e immediato del mondo reale.

Tutto questo crea persone sole, persone che sanno di avere un mondo virtuale che li possa aiutare, ma nella realtà poi non trovano lo stesso sostegno, non hanno figure a cui appoggiarsi perché passano il tempo a coltivare foto, esperienze e racconti sul mondo virtuale, mondo in cui non vi sono reali interazioni, ma solo tante conoscenze, che giudicano o apprezzano solo in funzione di ciò che si vuole far apparire di se stessi. Quindi, se passa un’immagine di una persona felice, sicura, con tante conoscenze virtuali, si avrà un grosso bagaglio di autostima; in caso contrario, la persona si sentirà profondamente sola, esclusa dal mondo dei pari del mondo reale e spesso con un’autostima profondamente intaccata.