La diffusione delle fake news è diventata ormai oggetto di generale preoccupazione. Il presidente francese Emmanuel Macron ha comunicato il tre gennaio, durante il tradizionale discorso di inizio anno alla stampa tenutosi all'Eliseo, che ha intenzione di lanciare un nuovo progetto per impedire che le fake news vengano diffuse via internet in particolare durante i periodi di campagna elettorale. Il progetto si basa sull'idea di imporre un limite per le somme di denaro dietro ai post sponsorizzati, e più chiarezza riguardo a chi li finanzia. Macron stesso era stato oggetto di una fake news durante la campagna elettorale presidenziale, quando ha iniziato a circolare la notizia dell'esistenza di un suo conto off-shore alle Bahamas.

Anche non raggiungendo i livelli del presidente francese, non bisogna sottovalutare che quello delle fake news può essere un problema molto più personale per ognuno di noi: per esempio, la domanda può essere cosa dobbiamo fare quando un amico non smette di intasarci la bacheca di post che sono profondamente contrari ai nostri valori.

"Rimuovi dagli amici''

La soluzione più semplice è quella di eliminarli direttamente dagli amici. Ma si rischia di cadere in un feed pre-selezionato che rimbomba delle nostre stesse idee in continuazione, senza alcuno spunto “contrario’’, per quanto sciocco o fastidioso che sia. É in parte vero che tendiamo a circondarci di persone che sono simili a noi; ma si tratta di una cosa diversa dal circondarsi da automi che ripetono le nostre opinioni a nastro, e che non esprimono mai, se leggermente contrario al nostro, il loro punto di vista.

Il primo problema è chiedersi cos’è in realtà l’amicizia. Per quanto lontano nel tempo, il filosofo greco Aristotele ci offre una chiara definizione di quella che considerava la perfetta amicizia, ovvero “quell’amicizia tra uomini che sono buoni, e simili in virtù.’’ Questa definizione la troviamo nell'opera L'etica nicomachea.

Ad una prima lettura quindi l’amicizia sembrerebbe basarsi sull’essere simili, con gli stessi interessi; un’intesa che nasce nel momento in cui persone che pensano in modo simile gli uni agli altri si raggruppano e passano del tempo insieme. Questo potrebbe essere un problema se pensavate che l’amicizia implicasse il fatto di accettare le differenze.

Leggendo più a fondo la tesi di Aristotele, tuttavia, si può vedere come l’unica somiglianza che sta alla base della vera amicizia, sia in realtà la virtù. Cosa che non implica la somiglianza nel modo di essere virtuosi. Ciò che accomuna gli amici non è quindi un’identica virtù, ma il fatto di essere virtuosi, ognuno, magari, a modo suo.

La virtù può essere soggettiva?

Ora, la virtù, si potrebbe dire, non è qualcosa di soggettivo. Ci sono dei principi, dei valori alla base che non possono essere cambiati permettendo all’individuo di rimanere virtuoso. Non è del tutto falso, ma Aristotele aggiunge qualcosa alla nozione di virtù che aiuta a uscire da questo impasse dell’amicizia basata sulla pura somiglianza.

Il concetto aristotelico di virtù si basa sull’idea che ci sia una giusta misura, un giusto equilibrio da rispettare (il metron in greco) nelle disposizioni che abbiamo come uomini - non troppo, né troppo poco. Il coraggio, per esempio, è la giusta misura tra un eccesso e una mancanza di paura. Troppa paura rende l’uomo pavido, mentre la sua assenza lo rende incosciente. I limiti in eccesso e in difetto sono prefissati: ma il giungere alla giusta mesura dipende da ognuno di noi. Per averne un esempio più pratico, basta pensare alla quantità di calorie che deve assumere durante una giornata di allenamento un nuotatore olimpionico (ndr, per Phelps sono circa 10mila) e quelle che invece deve assumere un uomo sedentario: entrambe le quantità sono virtuose in rapporto all’individuo in questione.

Quindi, ciò che è il giusto metro non è un assoluto. Si può arrivare fino a dire che ci sia un modo di essere morali proprio di ognuno, senza cadere l’eccesso e nel difetto delle “umane disposizioni’’ come visto prima.

Alla domanda se sia necessario disconnettersi da Facebook da quel particolare amico, la risposta è la classica, corta e insoddisfacente: dipende. Ciò che bisognerebbe imparare è che non dobbiamo pensare che le differenti opinioni tra amici, che siano politiche o che altro, pongano un problema all’amicizia; ma allo stesso tempo il carattere ha un peso.

Facebook: connessione e profonda distanza

Le interazioni sui social media sono ovviamente diverse dalle interazioni classiche di discussione e condivisione di idee.

Un’interazione ripetuta sopratutto sui social media può cambiare il nostro carattere e le nostre opinioni. Facebook connette le persone, ma impone allo stesso momento distanza fisica e psicologica. Se non volete più parlare con qualcuno su Facebook, è sufficiente toglierlo dagli amici, o bloccarlo. Ciò rende più facile la diffusione e l’esprimere le proprie idee, ma anche il disconnettersi dagli altri. Capire in quali momenti bisogna mettere in atto queste due diverse possibilità non è altro che un esercizio di virtù. Ma come abbiamo visto, non ci danno nessuna guida uniforme all’azione. Ciò che può essere virtuoso dipende dalle circostanze.

Ci sono diversi fattori che sono rilevanti. I social media ci rendono più felici quando interagiamo piuttosto che quando osserviamo passivamente.

Quindi, delle conversazioni e certe connessioni possono arricchire la nostra vita; e sui social possiamo sperimentate delle opinioni e notizie ideologicamente diverse dalle nostre e tra di loro. Ora, come abbiamo visto prima, dipende: quando facciamo “tacere’’ premendo un bottone un amico che pubblica post fastidiosi è di sicuro un modo per mantenere la nostra relativa pace interiore, ma può anche essere un po’ da codardi; altre volte, invece, continuare a litigare con qualcuno aumenta solo la nostra belligeranza e ci rende, a lungo andare, peggiori. Ciò che dovremmo - e vorremmo - fare, è avere delle buone conversazioni che rinforzino le connessioni forti che già abbiamo. Ma anche in questo caso, dobbiamo fare attenzione perché ci sono delle conversazioni che è meglio avere a voce.

Il valore di un'amicizia on-line

Tutto questo ci porta anche a porci delle domande sul valore dell’amicizia on-line. La possibilità di eliminare dagli amici così facilmente qualcuno mette in discussione il valore dell’amicizia in sé, dandoci metri di valutazione dell’amicizia e dell’importanza di questa errati, e sopratutto illudendoci di poter eliminare qualcuno dalla nostra vita solamente con questo atto?

In parte, sì. Nell’epoca del tutto, subito, abbiamo la tendenza a desiderare delle soddisfazioni più veloci e immediate, invece che attendere per altre più profonde e reali: in altre parole, il like di un amico di Facebook alla nostra foto ce lo fa sentire più vicino e più importante di qualcuno che magari il like non ce lo mette, ma che sarebbe presente nella realtà, nella vita reale, qualora avessimo bisogno di lui.

Dall’altro lato, quasi tutti siamo in grado di percepire che eliminare qualcuno dagli amici di Facebook non ha un gran peso né nella sua vita, né nella nostra, e che di sicuro non è il like in più o in meno che determina il valore di un legame.

In conclusione, alcune ragioni per connetterci o disconnetterci sono legate a pieghe del nostro carattere, e altre invece derivano da quelli degli altri. Abbiamo ragione a voler sviluppare un carattere tollerante verso le diverse visioni degli altri, e a voler fare attenzione alla nostra tendenza a eliminare post (e persone) perché non siamo d’accordo con loro. Ma allo stesso tempo vogliamo che i nostri amici siano delle “brave’’ persone. Quello che è importante ricordare è che il problema sta nei dettagli; e ci scontriamo con questa problematica è proprio perché non può essere risolta da una risposta facile o universale.

Ma usando gli strumenti che Aristotele può darci per riflettere su dove vogliamo arrivare, potremmo sempre trovare un modo di connetterci che ci migliora - singolarmente, ma anche insieme. #ilSuperuovo