E' stato ucciso un bambino di 5 anni ad Ancona, a commettere il reato è stato il padre, Besart Ineri, 25enne di origine macedone, che ha confessato l'atto commesso dopo un interrogatorio durato l'intera notte. La dinamica dell'accaduto sembra essersi svolta fuori dall'abitazione della famiglia del bimbo, a Cupramontana - provincia di Ancona -.Secondo le prime ricostruzioni, il padre ha strangolato e soffocato a mani nude il piccolo Hamid durante una passeggiata all'interno della propria Toyota Yaris, trasportando in seguito all'interno della propria abitazione.

All'interno della casa, è stata la madre del bimbo ad accorgersi dell'accaduto, chiamando, dunque, il 118 per un immediato soccorso, tuttavia ogni tentativo di rianimazione effettuato dell'equipe medico sul bimbo non ha sortito alcun effetto. La coppia macedone ha anche un altro figlio di due anni, e la donna è incinta e in attesa di un terzo figlio, e l'evento accaduto ha causato uno shock alla madre del bimbo, che è stata portata all'ospedale di Jesi per accertamenti sulle condizioni di salute. L'uomo, invece, è stato portato nel carcere di Montacuto ad Ancona. Le forze dell'ordine si sono subite messe a lavoro, e la procura non ha escluso gravi disturbi psichiatrici alla base del figlicidio commesso dall'uomo macedone, in quanto durante la confessione non è stato in grado di riportare la dinamica dell'aggressione in maniera lucida e precisa, unico movente estrapolato dalla confessione, infatti, pare sia un capriccio del bimbo che il padre non ha gradito.

L'uomo era in cura per problemi psichiatrici già da diverso tempo, informazione necessaria per l'analisi del caso. Il pm di Ancona ha ascoltato per l'intera notte l'uomo, coinvolgendo anche il suo legale - Avv. Raffaele Sebastianelli - che, tuttavia, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Con grandi probabilità la difesa si appellerà a dei disturbi di tipo psicologico e psichiatrico alla base dell'omicidio compiuto dall'uomo disoccupato 25enne.

Le motivazioni psicologiche alla base del figlicidio

Quello dell'uomo macedone che ha ucciso il figlio, non è stato l'unico evento simile accaduto fino ad oggi e, probabilmente, non sarà neanche l'ultimo. La psiche umana quando si confronta con trame narrative del genere porta sempre a svincolare la propria persona da un accaduto che, tuttavia, non appare così anormale come la mente consiglia di credere.

Il meccanismo alla base della disumanizzazione dell'uomo che commette il figlicidio è una difesa che porta a rendere l'essere umano che commette tale atto "disumano" come distante dalla propria quotidianità. Questa barriera psicologica e astratta rende l'uomo sicuro, e separa nettamente la normalità psichica, sociale ed etica, dalla malattia psichica, che è fonte di conforto per credere che tutto ciò sia profondamente lontano dall'essenza dell'umano attuare azioni così devianti. Bisogna, però, ricordare che la psiche umana è complessa, e le sue funzioni e strutture derivano dalla combinazione di diversi fattori, quali l'ambiente culturale, fattori genetici, biologici, psichici. L'assunto di base, quindi, ci porta a considerare la psiche umana come prodotto di una serie di fattori che si influenzano tra loro, che possono dirigere verso una traiettoria evolutiva psicologica sana o disturbata.

Come è possibile, dunque, riuscire a spiegare il figlicidio nei termini di un disturbo psichico che viene a crearsi dalla normalità? Un apporto di notevole influenza sul tema del figlicidio è stato offerto dal campo degli studi psicologici. Rascovky fu il primo psicologo e psicoanalista ad elaborare un'analisi sistematica sul figlicidio, concentrandosi maggiormente sul figlicidio paterno, spiegando come l'atto dell'omicidio perpetrato da un padre verso un figlio sia il "motore" della storia umana. Con un'asserzione del genere, egli sosteneva che il padre è esposto a sentimenti di esclusione, gelosia e invidia nei confronti del figlio - soprattutto se piccolo - e che il destino di questi sentimenti sono condizionati da come la donna riuscirà a gestire il ruolo di madre, compagna e donna.

Le sue supposizioni concludevano presumendo una maggiore tendenza figlicida dei padri, piuttosto che delle madri.

La psicopatologia del genitore figlicida

Molti studiosi hanno cercato di sistematizzare l'eziologia alla base dell'atto omicida contro i propri figli, trovando delle caratteristiche psicologiche e psicopatologiche che i genitori figlicidi hanno in comune. L'età dei genitori è sicuramente una caratteristica nota e comune, in quanto più giovane è il genitori, più sarà incapace e preda di un'emotività non facilmente analizzabile. Altra caratteristica comune è quella della situazione coniugale che ha prodotto il figlio, poiché un nucleo familiare disintegrato, porta alla massima responsabilizzazione dei doveri da adempiere nei confronti del figlio, fatto che promuove forti sentimenti di sconforto in alcuni casi. Infine, l'età del bambino gioca un ruolo importante, in quanto la statistica offre un dato chiaro, che afferma che più piccolo è il bimbo, più probabile è che avvenga il figlicidio.

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