La California inizia il nuovo anno con importanti novità in ambito di droghe leggere: dal 1° gennaio 2018 è stato infatti legalizzato, per i maggiori di 21 anni, l’uso della cannabis a scopo ricreativo, senza quindi la necessità di prescrizioni mediche. In particolare ad essere legalizzati, oltre ovviamente al consumo, sono stati la detenzione fino a 28 grammi e la coltivazione ad uso personale di un numero di piante non superiore alle sei unità. Con questo atto la California diventa il più grande stato degli USA ad aver legalizzato l’uso ricreativo della cannabis, manovra che andrà inevitabilmente ad influire anche sugli stati minori, pur considerando che a livello federale la marijuana rimanga una sostanza proibita, considerata alla pari di eroina e cocaina.

Un business miliardario

Dopo essere diventato il primo stato degli USA a legalizzare la marijuana a scopo medico nel 1996 la California si conferma come ambasciatrice della campagna a favore della legalizzazione della cannabis tramite l’approvazione, il 9 novembre 2016, dell’”Adult Use of Marijuana Act”, nota anche come Proposition 64 e portando di fatto, 14 mesi dopo, alla legalizzazione della sostanza. La California diventa così l’ottavo, e il più vasto, stato americano a legalizzare, oltre all’uso medico, anche l’uso ricreativo, unendosi a Colorado, Washington, Oregon, Alaska, Maine, Massachusetts e Nevada. Un avvenimento destinato a influenzare anche gli altri stati minori, se non per l’attenzione mediatica esercitata dallo stato californiano su scala globale, per il cambiamento di tendenza avvenuto in uno degli stati che più aveva investito economicamente sulla guerra alla droga e al narcotraffico.

Con tale manovra infatti le autorità si propongono di annientare il mercato nero, tassando appunto la produzione e la vendita immettendosi così in un mercato capace di registrare fino ai 5.2 miliardi di dollari all’anno. Sebbene Troy Dayton, CEO di Arcview, compagnia che si occupa dell’analisi del mercato globale della cannabis, abbia dichiarato che i primi anni “will be a mess” (letteralmente “saranno un casino”) in termini di regolamentazione e tassazione; tramite il pagamento di tasse statali, di vendita e comunali produttori e venditori porteranno nelle casse dello stato indicativamente 1 miliardo di dollari all’anno.

Nonostante ciò non poche sono state le critiche sorte intorno a tale manovra, portando gli oppositori ad affermare che tale legalizzazione possa condurre ad un sempre maggiore numero di utenti della strada a guidare sotto gli effetti della cannabis; ma soprattutto che possa introdurre i giovani al consumo di droga. La nuova legge a tal proposito interviene mantenendo illegale l’utilizzo di cannabis non solo alla guida ma anche nei luoghi pubblici, in particolare sarà vietato l’utilizzo entro 300 metri dalle scuole.

Una guerra infinita

Nonostante i tentativi di abbattere il mercato nero, di cui quest’ultima manovra è indubbiamente l’esempio più drastico e innovativo, la guerra alla produzione illegale di cannabis non sembra cessare. La regolamentazione sul chi effettivamente possa coltivare marijuana deve ancora essere finalizzata e soprattutto applicata. Una dimostrazione ne è la parte della legge che permette alle contee di vietare la vendita della cannabis, come successo alla contea del Sisskiyou. Nel 2017, in seguito al ritrovamento di più di 2000 coltivazioni illegali di cannabis gestite dalla criminalità organizzata, è stato dichiarato lo stato di emergenza, portando le autorità a richiedere l’intervento dello stato e dello stato federale.

Il procuratore generale degli Stati Uniti, Jeff Sessions, ha annunciato che i pubblici ministeri sono pronti a sfidare gli Stati che hanno legalizzato la cannabis, istituendo delle unità di eradicazione delle piantagioni illegali. Ma in alcuni stati, come in California, la battaglia per la produzione infuria, soprattutto vista l’oscillazione dei prezzi prevista in seguito alla legalizzazione. Le città di Los Angeles e San Francisco non hanno ancora rilasciato alcuna autorizzazione per l’apertura di negozi adibiti alla vendita di cannabis a scopo ricreativo mentre solo per poche attività in tutto il paese è stata approvata l’apertura.

I problemi annunciati da Troy Dayton cominciano quindi a sorgere mentre la situazione californiana si presenta come un esperimento per tutto il mondo.

Qualora le autorità californiane riuscissero, se non a risolvere, quantomeno ad arginare il problema delle droghe leggere offrirebbero un’ottima soluzione all’indebolimento della criminalità organizzata su scala globale. L’Italia in particolare dovrebbe seguire con interesse i risvolti della situazione oltreoceano per risolvere i problemi legati alla cannabis quali il sovrappopolamento delle carceri, la corruzione e il mancato profitto da un business potenzialmente miliardario.