La mano tesa di Kim Jong-un nei confronti del vicino Sud, le due Coree sfileranno insieme il prossimo 9 febbraio alla cerimonia d'apertura dei Giochi Olimpici invernali di Pyeongchang ed avranno un'unica squadra di hockey su ghiacchio femminile. Ma la questione del nucleare non è trattabile e la Corea del Nord proseguirà a svilupparla nei prossimi mesi. Questo, in sintesi, è il senso dell'ultimo editoriale espresso dal Rodong Sinmun, il principale organo di stampa del regime di Pyongyang. Oltretutto gli Stati Uniti continuano ad essere considerati il nemico numero uno del popolo nordcoreano.

Da sottolineare che la posizione di Washington relativa alla crisi coreana non è cambiata, il pugno di ferro di Donald Trump prosegue e, anzi, è destinato ad inasprirsi.

Gli 'inutili' colloqui di Vancouver

Quasi in contemporanea agli incontri tra le delegazioni olimpiche delle due Coree, si è tenuto a Vancouver un vertice internazionale che aveva come oggetto la crisi coreana. A conti fatti si tratta dell'ennesimo, maldestro colpo di mano degli Stati Uniti: in Canada erano presenti una ventina di capi della diplomazia di altrettante nazioni, non c'erano rappresentanti di Mosca e, soprattutto, non c'era il ministro degli esteri cinese. Un summit sulla questione coreana senza la Cina, di fatto il Paese politicamente più vicino alla Corea del Nord, ma anche con l'assenza della Russia che è geograficamente confinante con la penisola coreana ed intrattiene relazioni diplomatiche con Pyongyang, è assolutamente inutile e pretestuoso.

Al tavolo di Vancouver erano presenti anche i ministri degli esteri di Grecia, Turchia, Etiopia, Sudafrica e Colombia: non a caso, perché storicamente diedero tutte il loro contributo al contingente ONU che prese parte alla Guerra di Corea negli anni '50. Peccato che da allora siano trascorsi oltre 60 anni ed oggi questi Paesi non hanno nulla a che vedere con quanto accade in estremo oriente.

In buona sostanza gli Stati Uniti hanno potuto ribadire indisturbati la propria posizione, proponendo di inasprire ulteriormente le sanzioni economiche verso la Corea del Nord ed attuare una sorta di 'blocco navale' per impedire, come accaduto nei mesi scorsi, che Pyongyang abbia rifornimenti energetici 'clandestini'. Eventi che l'intelligence america avrebbe monitorato, scaricandone la responsabilità su Russia e Cina.

La reazione di Russia e Cina

Mosca e Pechino hanno sempre respinto le accuse e, in merito ai colloqui di Vancouver, hanno risposto in maniera 'fredda'. Per il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, tale comportamento diplomatico è "nocivo", mentre Lu Kang, portavoce della diplomazia cinese, ha sottolineato che "tenere meeting sulla questione coreana escludendo parti importanti coinvolte non aiuta certamente a trovare una soluzione".

Tregua olimpica, pareri contrastanti a Washington

Le nazioni presenti a Vancouver hanno reagito positivamente al dialogo olimpico tra le due Coree, ma negli Stati Uniti ci sono pareri contrastanti. L'ambasciatrice americana all'ONU, Nikki Haley, si è messa letteralmente di traverso e secondo il suo parere la Corea del Sud avrebbe dovuto rifiutare il dialogo, prospettando addirittura il boicotaggio olimpico statunitense a causa della partecipazione della Corea del Nord.

Più o meno dello stesso parere il senatore repubblicano Lindsey Graham.

L'editoriale del Rodong Sinmum

Una posizione che non è certamente sfuggita in Corea del Nord, da qui l'editoriale espresso sul Rodong Sinmum che ha tenuto a fare un netto distinguo tra le Olimpiadi e la questione nucleare. Intanto c'è una critica evidente nei confronti del governo sudcoreano. "Alla conferenza stampa di Capodanno, il capo del governo della Corea del Sud ha fatto commenti assurdi - si legge sul maggiore quotidiano di regime - secondo i quali l'avvio del dialogo tra Nord e Sud è il risultato delle sanzioni e delle pressioni volute dagli Stati Uniti. Ha dunque voluto ringraziare Trump, aggiungendo che la Corea del Sud ha avviato il dialogo per fornire un'opportunità alla denuclearizzazione. Si sbagliano di grosso - viene sottolineato a chiare lettere - perché se da un lato faremo sforzi per migliorare i rapporti Nord-Sud, da parte nostra non perdonemero intromissioni in questo dialogo".

Da qui l'invito al governo di Seoul "a ragionare da solo, comprendendo la posizione e la volontà della Repubblica Popolare Democratica di Corea nelle relazioni intercoreane. Sono una questione a due e nessuno ha il diritto di intromettersi. Questa è la dimostrazione di come gli Stati Uniti vogliono la guerra, ma usciranno con le ossa rotte". Intanto da Pyongyang è partita la richiesta indirizzata alla Corea del Sud di inviare il 20 gennaio la prima delegazione olimpica. Un gruppo di 140 persone di performance artistica che si tratterranno nel Paese vicino per due giorni.