Esiste un luogo nel mondo ove le onde degli applausi taciti, il cui eco risuona mediante l’uso di un like, hanno l’effetto di creare orde di antieroi percepiti come leggende a prescindere dal risultato conseguito in una challenge, una sfida.

Anzi, in virtù di quel principio non scritto secondo cui il male è fonte di bene, è la tragicità dell’esito che comporta l’innalzamento della considerazione personale, l’apprezzamento generale espresso con commenti e condivisioni. È il mondo dei Social abitato dalla Generazione Hashtag, i ragazzi disposti a morire per un like.

L’incontro della nuova leva con la vecchia guardia, genera un’antitesi evidente che appare tanto più rilevante se si confronta il Robinson Crusoe di Defoe con il ragazzo che, privo di protezioni, sfida la sorte arrampicandosi su un grattacielo nel tentativo di scattare un ‘selfie estremo’ , ultimo atto di una vita spezzata a soli 26 anni; gli esempi si sprecano se ricondotti poi ai video che ritraggono novelli spider-man saltare da un tetto all’altro ad altezze proibitive, o ancora ai ragazzini sottoposti a percorsi autolesionistici di 50 giorni- la famigerata Blue Whale- , a coloro che si lesionano provocandosi abrasioni con la gomma da cancellare, o, in ultimo, alla Tide Pods Challenge, la sfida che consiste nell’ingerimento di capsule utilizzate come detersivo per lavatrici.

Le sfide che impazzano tra i ragazzi

L’ultima folle trovata, ha un bollettino medico preoccupante che conta una quarantina di intossicazioni calcolate dall’inizio del 2018 a causa dello scioglimento o della totale ingestione di queste sostanze ampiamente nocive che possono condurre anche alla morte.

Le gesta eroiche sono documentate in video condivisi su tutte le principali piattaforme social in cui impazzano i commenti, le condivisioni e gli incitamenti rivolti ai compagni affinchè ripetano le stesse azioni e corrano rischi potenzialmente maggiori ingerendo quantità sempre più sostanziose.

Altre sfide masochiste sono l’Ice and Salt Challenge, sfida in cui la spunta chi resiste maggiormente alle ustioni procurate dalla reazione chimica che si crea collocando sulla pelle del sale misto a cubetti di ghiaccio; il Sunburn Art, una forma di body-art creata mediante l’uso di quantitativi sproporzionati di creme solari ad alta protezione in punti localizzati del corpo in modo da creare scritte o disegni che si distinguono dal contrasto con il resto della pelle abbronzata a causa dell’esposizione al sole, o la Challenge del deodorante Spray, spruzzato sulla pelle a distanza ridottissima al fine di procurarsi gravi bruciature.

Analisi cause del fenomeno: da Freud ad Alfred Adler

Questi preoccupanti fenomeni sociali, celano logiche dietrologhe che conducono a un’analisi del comportamento individuale in relazione al contesto collettivo.

La tendenza narcisista di specchiarsi in un mondo che rifletta l’immagine fredda e impavida cui si presta il ragazzo immune al dolore dinanzi a migliaia di coetanei in estasi, è il fine cui tende l’azione sconsiderata della Generazione Hashtag, catturata dalla possibilità di divenire personaggi di spicco senza apparenti meriti oggettivi.

La tensione verso il riconoscimento sociale è alla base del pensiero di Alfred Adler, il quale fornisce una spiegazione dettagliata della volontà di potenza che soffoca qualunque principio razionale dell’agire.

L’uomo è un animale sociale e, la necessità dell’accettazione incondizionata del collettivo in cui vive, lo spinge alla morbosa ricerca di un’approvazione raggiungibile mediante la creazione di un alter-ego magniloquente che contrasti le insicurezze reali.

La rete coccola questo atteggiamento il cui frutto maturo consiste in un’avanguardia tecnologica retrograda, caratterizzata da uno sviluppo incongruo che consente di focalizzare piccole entità circoscritte- le community autoreferenziali- in cui si accrescono le componenti d’isolamento: l’esito è l’allontanamento da una visione d’ insieme a favore di una deviazione in direzione del luogo virtuale che meglio rappresenti il proprio‘Io’ ideale.

Poco importa se il mezzo con cui raggiungere lo scopo è il dolore, nel quale Freudianamente si possono trovare i lasciti adrenalinici di una componente energica volta all’appagamento, la libido.

Nelle relazioni interindividuali, l’uomo tende con un investimento libidico verso le figure amate e temute da tutti, una volta il Capo, oggi il Big Brother rappresentato dalla rete che si presenta come un contenitore vuoto in grado di accogliere le insicurezze generali e specchiare le immagini inverse punto per punto generando profili forti in virtù della resilienza dimostrata dinanzi al dolore.

Adorando i meccanismi malati che ne costituiscono la struttura-quel like sintomo d’appoggio- l’individuo non fa altro che auto-compiacersi, trovando una giustificazione ad azioni di per sé inaccettabili.

Avvolti in quest’atmosfera di pulsioni perverse e logiche sconsiderate, i ragazzi della Generazione Hashtag abbandonano il timore del dolore e della morte, sovrapponendo il timore dell’isolamento, peraltro già ampiamente raggiunto attraverso il castello di sabbia in cui sono rinchiusi.