Insieme sotto l'insegna della Corea Unita. Accadrà alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang il prossimo 9 febbraio e, anche se non è la prima volta nella Storia dei Giochi, rappresenta qualcosa di incredibile se pensiamo alle tensioni dei mesi scorsi che sembravano poter trascinare l'intera regione sull'orlo di una guerra da un momento all'altro. Corea del Nord e Corea del Sud avevano sfilato insieme alla cerimonia delle Olimpiadi estive di Sydney 2000 ed Atene 2004. Poi, nell'edizione di Pechino di quattro anni dopo, nuovamente la separazione che, nel corso degli anni, sembrava diventata insanabile soprattutto da quando Kim Jong-un è diventato il leader supremo di Pyongyang.

Tornando all'attualità, è stata inoltre ufficializzata la decisione di competere al torneo olimpico di hockey su ghiaccio femminile con una squadra mista ed anche in questo caso c'è un precedente relativo ad un'unica rappresentativa coreana partecipante ad un torneo sportivo internazionale, quello dei Mondiali di calcio Under 20 che si disputarono in Portogallo nel 1991. L'evento assume un'importanza straordinaria che va ben oltre lo sport, soprattutto se consideriamo che i Giochi invernali si terranno in Corea del Sud. L'unica volta che Seoul aveva organizzato un'Olimpiade, quella estiva del 1988, i nordcoreani avevano rinunciato alla trasferta.

Panmunjeom, la storia si ripete

Panmunjeom è un piccolo villaggio al confine tra le due Coree, simbolo di una guerra fredda che al 38° parallelo non si è mai conclusa.

Il suo nome è già consegnato alla Storia, a Panmunjeom nel 1953 venne firmato l'armistizio della Guerra di Corea. Oggi lo stesso sito è sede della pianificazione di una tregua olimpica che fino a pochi mesi fa sembrava pura utopia, ma anche no. Il presidente sudcoreano Moon Jae-in, a differenza dell'alleato americano Donald Trump e di quello giapponese, Shinzo Abe, si è sempre prodigato per il dialogo con il Nord sin dal suo insedimento alla guida del Paese, lo scorso 10 maggio.

Oggi incassa con soddisfazione un'importante successo politico al quale il suo governo sta lavorando da mesi ed il cui risultato più importante è la decisione della sfilata congiunta delle delegazioni di Pyongyang e Seoul alla cerimonia di apertura delle XXIII Olimpiadi invernali.

La delegazione nordcoreana

Saranno soltanto due gli atleti della Corea del Nord che prenderanno parte ai Giochi i cui nomi sono ormai famosi a livello planetario, i due pattinatori artistici Kim Ju-sik e Ryom Tae-ok.

Insieme a loro, anche una trentina di atleti di taekwondo che saranno protagonisti di un torneo dimostrativo. La delegazione nordcoreana sarà composta da 550 membri, tra cui spiccano 150 atleti paralimpici tra quelli che saranno in gara ai Giochi a loro dedicati dal 9 al 18 marzo, e ben 230 cheerleader, la famosa squadra della bellezza fortemente voluta dal regime. Inoltre, un numero non ancora precisato di giocatrici nordcoreane parteciperà al torneo di hockey su ghiaccio femminile, in squadra con le colleghe della Corea del Sud.

Intanto la politica...

La notizia è stata accolta con estrema soddisfazione a Vancouver, in Canada, dove si è svolto un summit che ha visto allo stesso tavolo venti ministri degli esteri di altrettante nazioni.

Soddisfazione viene espressa anche dai rappresentanti del governo statunitense, la cui speranza riposta nella tregua olimpica è quella del preludio di un dialogo più vasto. L'obiettivo degli States resta sempre la denuclearizzazione della Corea del Nord, ma è un punto sul quale il regime guidato da Kim Jong-un si è sempre rifiutato di trattare. Il giovane leader dimostra parecchia lungimiranza scegliendo l'appuntamento olimpico come ponte per riprendere le comunicazioni con Seoul. Non è da escludere che la scelta sia dettata dall'esigenza di dimostrare la propria non belligeranza nei confronti del resto del mondo, ad iniziare dal Paese più vicino con il quale vige una 'tregua armata' da oltre 60 anni.

Il dittatore pragmatico

Kim, ad onor del vero, ha sempre sottolineato che le armi nucleari sono l'unica difesa del suo Paese contro l'invasione americana e le provocazioni militari più spericolare sono state lanciate contro il Giappone del samurai Abe, oltre che in maniera indiretta contro gli Stati Uniti. In tutti questi mesi in cui la tensione è andata in crescendo, Pyongyang non ha mai minacciato i 'cugini' del Sud. Oggi la strategia del falco è stata temporaneamente accantonata, Kim si veste da colomba e manda i suoi atleti ai Giochi Olimpici riaprendo una storia di riavvicinamento che si era chiusa un decennio fa. Ogni sua mossa, dai lanci missilistici all'attuale apertura, facciano parte della medesima strategia.

Lo Stato eremita oggi è al centro dell'attenzione mondiale e quello che veniva definito un 'dittatore da operetta' si rivela più pragmatico di tanti leader occidentali. In questo momento, del resto, gli 'invasori' americani stanno potenziando il proprio arsenale aeronautico a Guam, dove sono stati dislocati ulteriori sei bombardieri B-52 e 300 militari. Quanto a strategie, a quanto pare, Washington ne conosce soltanto una.