Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha nominato senatrice a vita Liliana Segre. La donna 87enne è sopravvissuta all’Olocausto dopo infinite peripezie che l’hanno portata dalle carceri fasciste dell’Italia del nord fino alle porte del terribile campo di concentramento di Auschwitz.

Le leggi razziali fasciste del 1938

Liliana Segre nacque a Milano, in una famiglia Ebraica, il 10 ottobre del 1930. Visse con i genitori e i nonni paterni e perse la madre poco prima di compiere un anno. La famiglia era tendenzialmente laica e non praticante al punto che Liliana scoprì le sue origini ebraiche solo con l’entrata in vigore delle leggi razziali fasciste.

Queste ultime costrinsero Liliana a lasciare la scuola e più avanti, con il loro intensificarsi, spinsero il padre a produrre dei documenti falsi per nascondere la piccola da alcuni amici. Nel dicembre del ‘43 la Segre, insieme a suo padre e ad alcuni cugini, tentò di attraversare furtivamente il confine per raggiungere la Svizzera. Il tentativo di fuga non andò a buon fine e la piccola, di appena 13 anni, finì in carcere, prima a Varese e poi a Milano.

La deportazione ad Auschwitz

La Segre verso la fine di gennaio del 1944, venne messa su un convoglio della stazione di Milano centrale e deportata al campo di concentramento di Auschwitz. Non rivide più il padre, che mori pochi mesi dopo la sua partenza.

La stessa sorte toccherà ai nonni materni arrestati a Como e uccisi a sangue freddo appena giunti ad Auschwitz. Nel campo di concentramento, la piccola Segre, lavorò per circa un anno alla produzione di munizioni nella Fabbrica Union appartenente allora al colosso tedesco Siemens. Liliana riuscì a sopravvivere tra mille umiliazioni, selezioni naziste ed orrori e nel primo maggio del 1945 venne finalmente liberata mentre si trovava al campo di lavoro di Malchow situato in Germania settentrionale.

Le dichiarazioni di Liliana Segre dopo la nomina di senatrice a vita

Dopo essere scampata alla Shoah la Segre andò a vivere nelle Marche con i nonni materni, gli unici superstiti della sua famiglia. Più tardi nel 1951 si sposò ed ebbe due figli con Alfredo Belli Paci, anch'esso reduce dai campi di concentramento nazisti. Liliana ha ringraziato pubblicamente Sergio Mattarella per l’altissimo riconoscimento conferitole ed ha aggiunto che è sua intenzione portare all’interno del Senato la voce di quelle minoranze ebraiche che nel 1938 sono state umiliate ed espulse dal paese che amavano.

Ha inoltre ribadito l’importanza della “memoria” giudicandola un “vaccino prezioso” utile a contrastare l’indifferenza, a combattere il razzismo e a realizzare un mondo migliore fatto di fratellanza, comprensione e rispetto.