Dall'operazione "Stige", che oggi ha portato a quasi 200 arresti in varie regioni italiane e in Germania, emergono altri clamorosi particolari. L'inchiesta ha messo al centro delle operazioni le attività criminali che la potente cosca Farao - Marincola ha svolto, infiltrandosi in vari settori. Tra gli arrestati il nome di spicco è quello di Nicodemo Parrilla, presidente della provincia di Crotone.

La cosca si era infiltrata anche all'interno dell'Ilva di Taranto

“Noi abbiamo preso, stanno facendo lo smaltimento dell'Ilva…omissis…a Taranto”. Questa la frase pronunciata da Francesco Tallarico, uno degli elementi di spicco del clan Farao-Marincola.

La frase è stata intercettata durante le attività dei militari ed è stata allegata all'inchiesta "Stige". Tallarico sostiene di essersi accaparrato alcuni lavori di smaltimento di rifiuti tossici e degli scarti industriali provenienti dall'Ilva attraverso un imprenditore, che si occupa di smaltimento dei rifiuti, vicino alla cosca. Tutto il materiale sarebbe poi stato scaricato in Calabria in alcuni siti. “[…] A Taranto - dice Tallarico in un colloquio intercettato - abbiamo preso tutto il trasporto del limo, del materiale... con i camion e deve venire qua questo materiale, ci sono dieci, dodici viaggi al giorno e ho chiamato a lui, l'ho fatto parlare pure con il compare Pino...[…]”.

Numerosi appalti di raccolta dei rifiuti erano controllati dalla cosca

Attraverso alcune società di facciata, sarebbero stati ottenuti dal clan diversi appalti di raccolta rifiuti. Le società in questione opererebbero in alcuni comuni delle province di Catanzaro e Crotone. Le conversazioni sono emerse da intercettazioni tra Tallarico, il boss di San Leonardo di Cutro, e Giovanni Trapasso, elemento di spicco della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, già in carcere per altra operazione.

Coinvolto anche Giuseppe Clarà, titolare di un'impresa impegnata nello smaltimento dei rifiuti. I vari accordi tra gli uomini della cosca ed alcuni imprenditori locali sarebbero stati raggiunti nel corso di incontri con Giuseppe Sestito, che rappresentava il collegamento della cosca con la zona di Cirò Superiore.

I rifiuti dell'Ilva venivano trasportati in Calabria

Il trasporto dei rifiuti dell'Ilva dalla Puglia alla Calabria (venivano effettuati fino a dodici viaggi giornalieri) avveniva, avvalendosi di una delle società di trasporto amministrate proprio da Giuseppe Clarà, che dopo un’iniziale resistenza, diventato bersaglio di intimidazioni, si era piegato alle richieste dei clan.