Quello che emerge dall'operazione "Stige" è davvero allarmante per la Calabria. Un' operazione cosi vasta non si vedeva da oltre 20 anni. L'inchiesta condotta dal procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha portato all'arresto di oltre 160 persone fra uomini e donne. Molti tra gli arrestati sono figure di spicco della politica calabrese. Dagli atti è venuto fuori il nuovo volto della criminalità organizzata.

Una nuova mafia

Le cosche ormai non cercano più il favore della politica, ma cercano di piazzare i loro uomini direttamente nei palazzi del potere.

Nel 1991 Salvatore Riina aveva pensato di costituire un partito composto da uomini di "Cosa Nostra", ed ora in Calabria sta avvenendo la stessa cosa, ma non attraverso la costituzione di un partito, bensì tramite la gestione mafiosa della "Cosa Pubblica". Dalle intercettazioni è emerso l'enorme controllo che la cosca colpita dall'operazione riusciva ad avere sul territorio: dalla gestione della vendita del pane sino ad arrivare a quella su un intero porto.

Tutto questo comporta, inevitabilmente, sottosviluppo: ogni impresa, ogni ente, ogni piccolo negozio, per lavorare in Calabria deve per forza fare i conti con la criminalità, e molti imprenditori ovviamente preferiscono investire i loro capitali altrove.

Secondo il procuratore Gratteri, le cose in Calabria stanno cambiando a piccoli passi, con i cittadini che avvertono la fiducia necessaria per iniziare a collaborare con le istituzioni.

Ramificazioni in tutta Italia

Il "cancro mafioso" in un territorio non può essere combattuto solo dal lavoro delle forze dell'ordine: è necessario, infatti, un impegno a livello sociale e politico per estirpare una mentalità che ormai da troppi anni regna incontrastata nel nostro Paese e, in base ai risultati delle ultime indagini, le ramificazioni hanno colpito tantissime altre regioni della penisola.

La mafia è fortemente sentita in Calabria perché in passato sparava, ma il nuovo volto la rende silenziosa e molto più letale di un tempo, permettendole di riuscire ad imporre le sue regole anche al Nord Italia. Persino il controllo dello smaltimento dei rifiuti dell'ILVA di Taranto veniva gestito dalla cosca: in Calabria transitavano più di 12 camion al giorno, ma agli inquirenti non è ancora noto il luogo in cui questo materiale nocivo è stato sversato.

Arresti anche a Parma, dove in manette è finito l'imprenditore Franco Gigliotti, accusato di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso. La 'ndrangheta è diventata una vera e propria holding, e riesce a controllare un importante fetta di economia dell'intera nazione.