Ogni giorno accadono cose bizzarre ma questa forse le batte tutte. Vediamo quali sono i fatti. E' mattina presto alle Hawaii, all'improvviso un allarme di emergenza avverte tutta la popolazione tramite un sms, il testo "Minaccia di missili balistici in arrivo alle Hawaii. Cercare un riparo immediato. Questa non è un'esercitazione". In una nazione sotto attacco continuo e soprattutto dopo l'11 settembre 2001, i suoi abitanti si sono non poco preoccupati. Tanto basta per scatenare una serie di eventi a catena, prima il panico diffuso, la gente è accorsa ai rifugi, affollando le autostrade con scene di terrore e sensazione di impotenza.

Le sirene di emergenza hanno aggiunto maggiore stress in pieno stile hollywoodiano, basti pensare che la Corea dista circa 9200 chilometri percorribili da un missile balistico in appena 12 minuti. Queste informazioni sono conosciute dalla popolazione soprattutto dopo l'avvento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ed al clima di paura sorto in conseguenza ai continui battibecchi con Kim Yong-ung. Mike Staskow, un capitano militare in pensione, intervistato ha detto: "Non c'era nessun posto dove andare, nessun posto dove potermi fermare", Allyson Niven, che vive a Kailua-Kona, ha detto che il suo istinto è stato quello di riunire la famiglia e starsene a contemplare il meraviglioso paesaggio nel suo ultimo minuto di vita: "Ci sentivamo come se stessimo per morire", sono questi i toni dei "sopravvissuti" al terrore.

Dopo 38 minuti di panico il tweet della polizia

La polizia di Honolulu ha poi finalmente twittato: "Nessun bombardamento. Il sistema d'allarme statale ha divulgato l'allerta missili per sbaglio. Nessuno sta minacciando l'arcipelago della Hawaii", peccato che i media di tutto il mondo avevano già rilanciato l'alert.

Come normale il governatore David Y.

Ige dell'arcipelago si è scusato: "Quello che è successo oggi è stato assolutamente inaccettabile", l'errore fantozziano è stato creato da un dipendente che ha premuto per sbaglio un bottone durante un cambio turno, Richard Rapoza, un portavoce dell'agenzia ha dichiarato: "Qualcuno ha fatto clic sulla cosa sbagliata sul computer".

Fa riflettere un dato che non sarà passato inosservato ai più: ma se gli USA subissero un vero e proprio attacco, in quanto tempo la macchina bellica si attiverebbe per rispondere o neutralizzare la minaccia? purtroppo un'idea ce la siamo già fatta con l'11 settembre, al di là dell'efficienza più volte dimostrata, con tutta probabilità il vero tallone di Achille è la rapidità con cui i vari protocolli si attivano.