Niahm Baldwin, ragazzina inglese di 14 anni, ha avuto una triste sorpresa al rientro a scuola: la Mounts Bay Academy le ha notificato un provvedimento disciplinare a causa di un comportamento scorretto in violazione delle regole d’istituto. Ciò che la scuola non ha apprezzato, è stato il gesto di solidarietà realizzato da Niahm la quale si è rasata i capelli al fine di donarli a un’organizzazione che persegue lo scopo di produrre parrucche da destinare ai bambini affetti da cancro sottoposti al trattamento chemioterapeutico, la Little Princess Trust.

Posizioni discordanti accarezzano il filo che lega il bene e il male, il giusto e lo sbagliato. È possibile dunque essere puniti per un gesto di solidarietà? La risposta data dalla scuola per mezzo della voce della preside sembra confermare questa ipotesi, giacché, a più riprese,è stata ribadita l’importanza delle regole di buona convivenza civile all’esterno e all’interno dell’istituto, le cui norme prevedono una lunghezza di capelli superiore di almeno un centimetro rispetto alla rasatura sfoggiata da Niahm. Il provvedimento attuato dalla scuola, regime d’ isolamento in aggiunta all’involucro di una sciarpa per coprire ‘le vergogne’ della ragazza, è stato contestato dai genitori che hanno manifestato sui social la fierezza per il comportamento tenuto dalla figlia.

Il bene e il male tra Kant e Calvino

Il buonismo massificante nel quale è stato catalogato il gesto di solidarietà di Niahm, è indubbiamente contrapposto rispetto alla genuinità delle intenzioni della ragazza e ai duri parametri normativi previsti dall’istituto: ma è possibile che esistano circostanze che giustifichino un superamento della regola in funzione di un potenziale bene superiore?

Già Kant aveva messo in guardia sull’importanza delle norme e soprattutto sull’universalità della massima che prevede come fondamento una razionalità dell’agire umano in grado di collegare ogni comportamento a una dimensione univoca, cosicchè si realizzasse il ‘mistero della legge’. In questa prospettiva gli esseri umani, posti in circostanze simili, sarebbero in grado di pervenire alla medesima scelta.

La suddetta soluzione sarebbe dunque un fine univoco cui tendono gli esseri umani e che dovrebbe corrispondere alla tutela dell’umanità stessa intesa nella sua corporalità, e non al bene degli individui, poiché si trasformerebbe in una dimensione soggettiva esposta all’interpretazione personale.

Tuttavia, nel caso di Niahm, sembra essere venuto meno il principio superiore che dovrebbe far ritenere universalmente consono il comportamento della ragazza, autrice di un gesto di solidarietà che non appare riprorevole o potenzialmente causa di un provvedimento esecutivo a suo carico; d’altro lato, tralasciando le questioni sulla legittimità di una norma che in sostanza è stata applicata per reprimere un nobile gesto d’altruismo, non è trascurabile il fatto che si tratti di un regolamento d’istituto implicitamente accettato dai genitori di Niahm al momento dell’iscrizione.

Come il visconte Medardo de ‘Il visconte dimezzato’ di Italo Calvino, ci si trova dinanzi ad una netta frapposizione tra il bene e il male, il giusto e lo sbagliato. Ancora una volta il filtro dell’interpretazione personale non riuscirebbe a coadiuvare ogni singola ipotesi in relazione a ciò che sia bianco o nero, perché il rispetto delle regole, presupposto di ogni rapporto socialmente rispettabile, getta una nuvola di fumo attorno al caso di un gesto solidale nei confronti di ragazzini meno fortunati e appare dunque l’elemento negativo e non più quello essenziale.

‘Perduti tra malvagità e virtù ugualmente disumane’ ,come afferma Calvino, non è dato prendere una decisione che comporti l’esclusione netta di una faccia della medaglia: in considerazione della morale di una storia di fantasia solo in apparenza superficiale, ci si rende conto delle separazioni e dei bivi che quotidianamente ostruiscono un cammino lineare: così l’uomo diviene nemico di se stesso costretto a vivere di scelte e privazioni, costretto a sviluppare una personalità piuttosto che un’altra in base alla strada imboccata.

La decisione presa dalla scuola è stata oggetto di rimprovero da parte della Little Princess Trust che ha tenuto a ringraziare Niahm per il gesto di solidarietà e tutti coloro che aiutano l’ente nel porre assistenza ai bambini sofferenti a causa di patologie gravi. Sarà forse una magra consolazione per una ragazza che a soli 14 anni è stata posta dinanzi ad una realtà che non sempre giustifica gli interessi di tutti, specie quando cozzano con burocrazie o normative interne.