Un piano efferato messo a punto nei minimi dettagli, secondo una tecnica ormai diffusa. Una ragazza di 23 anni ha vissuto un incubo nella notte tra il 13 e il 14 aprile, quando è stata stuprata da tre conoscenti, rispettivamente di 48, 29 e 22 anni. Così quella che doveva essere una tranquilla serata a bere qualcosa in un pub si è trasformata in una violenza animalesca, grazie all’utilizzo vigliacco di un particolare tipo di droga, le benzodiazepine; si tratta di una sostanza liquida incolore ed insapore che tra i suoi effetti ha quello di stordire, ridurre la volontà e provocare vuoti di memoria in chi l’assume.

Spesso viene utilizzata per compiere stupri proprio perché le vittime prima sono rese inermi e poi non riescono a ricordarsi più nulla.

Una trappola ben organizzata

Molto probabilmente nel caso della giovane si è trattato di un piano premeditato e non è escluso che il gruppo – due dei tre colpevoli hanno precedenti per abusi – possa aver adottato lo stesso metodo per compiere altre violenze in passato. La dinamica dei fatti è molto semplice: il 29enne, che già era uscito altre volte con la ragazza, la invita in un pub di via Crema nei pressi di Porta Romana a Milano. A quanto pare l’uomo nutre un qualche interesse, ma la donna gli ha spiegato che tra loro c’è solo un’amicizia. All’appuntamento sono presenti anche gli altri due conoscenti; la serata procede tranquilla, si beve parecchio.

Quello che la vittima non può sapere, ma che le telecamere del locale registrano, incastrando i colpevoli, è che i suoi cocktail sono “corretti” con il potente allucinogeno che pian piano le annebbia la mente.

Un risveglio molto amaro

I ricordi della ragazza si fermano qui e riprendono con un risveglio amarissimo, nuda e inerme, in un’abitazione in Brianza: non sa che, appena non è stata più capace di intendere, i tre l’hanno caricata in macchina e trasportata in quel luogo, dove l’hanno violentata in ogni modo per tutta la notte.

La giovane non si sente bene, ha dolori forti che non sa spiegarsi; quelli che crede suoi amici le mentono e la rimproverano, inventandosi che durante la serata avrebbe assunto troppa cocaina. Si fingono preoccupati per lei e si vantano di averla salvata, continuando a ripetere questa storia anche nelle ore successive, attraverso i messaggi telefonici che le mandano di continuo.

Accompagnata a casa, improvvisamente emergono dei brevi flash nella memoria della 22enne: momenti degli abusi subiti, le urla mentre implorava gli aguzzini di fermarsi. La ragazza, ancora dolorante e sconvolta, si fa accompagnare subito alla Clinica Mangiagalli dove i medici constatano le violenze e trovano una dose di benzodiazepine nel sangue quattro volte superiore al limite tollerabile, mentre non c’è alcuna traccia di cocaina.

La menzogna dei violentatori

La ragazza è decisa a denunciare i violentatori: i medici riescono a prelevare con i tamponi il materiale organico che incastrerà due dei bruti, perché recidivi. Il terzo sarà individuato grazie alle intercettazioni telefoniche. I video del pub, che mostrano uno dei bruti che per tre volte versa la droga nei bicchieri della ragazza, fanno il resto: ci sono abbastanza elementi per l’incriminazione di violenza carnale.

Letizia Mennella, la pm che insieme al collega Gianluca Prisco della procura di Milano ha coordinato le indagini condotte dai carabinieri, ammette che questo “sarà un caso difficile da dimenticare” per il comportamento degli aguzzini, “persone ordinarie, italiani e lavoratori” che dopo le violenze feroci hanno tentato di far sentire in colpa la vittima, inventandosi di sana pianta la storia dell’abuso di cocaina.