Mi piacciono i particolari e le sfumature. Non posso fare a meno di pensare alla grande differenza culturale che intercorre in un semplice gesto quotidiano come può essere quello di preparare e bere il caffé. Sono napoletano, il caffé nella mia famiglia é una religione. A casa è mio padre a prepararlo. Mio fratello invece usa la tradizionale caffettiera alla napoletana. Al bar lo bevi, paghi e ringrazi. Non a caso é "espresso", veloce appunto. In Turchia un vecchio detto dice: "Bir fincan kahvenin kırk yıl hatırı vardır" (Una tazza di caffè si ricorda per 40 anni).

A partire dalla sua preparazione possiamo cogliere tutta la sua ritualita'.

Prima di tutto si utilizza il cezve, un bricco di rame e ottone con un lungo manico. Si prepara in questo modo: versare la dose d'acqua nel cezve (circa 50 millilitri a tazza) aggiungere zucchero a piacere, a seconda del grado di dolcezza desiderato, e mescolare per farlo sciogliere. Portare a ebollizione, poi togliere il cezve dal fuoco e aggiungere un cucchiaino di caffè a persona più uno.

La bevanda va fatta bollire per due volte consecutive, avendo cura, tra un'ebollizione e l'altra, di togliere il cezve dal fuoco per eliminare la schiuma che si forma. Prima di servire il caffè, aggiungete un cucchiaio di acqua fredda per accelerare il deposito di polvere di caffè sul fondo e versatelo nella tazzina.

La caratteristica del caffè alla turca è quello di essere macinato molto fine e va bevuto lentamente accompagnandolo magari tra un sorso e l'altro, con i caratteristici lokum. E' l'occasione giusta per conversare, leggere, ascoltare della musica o per qualche minuto di semplice relax. Visto che il caffé non é filtrato alla fine dovete lasciare nella vostra tazzina il caratteristico "fondo" e se volete potete azzardarvi in una divertente "lettura" sul vostro futuro…

Un ultima curiosita'. A Baku, in Azerbaigian, l'8 dicembre scorso la Commissione dell'UNESCO ha riconosciuto il caffé turco come Patrimonio dell'Umanita'.