C'è un inestricabile filo rosso che lega, tra loro, i figli di una stessa terra, anche quando le alterne vicende della vita conducono in altri luoghi, tra altri volti ed altri scenari, un filo che ora si avvolge e ora si dispiega, ma che non si spezza mai. Le emozioni di cui si nutre questo indissolubile legame, emozioni che non smettono di parlare al cuore e alla memoria, hanno dato e continuano a dare vita ad intense pagine di letteratura, a struggenti versi e commoventi rime.

Si muove in questa direzione "Era il mio paese", l'opera prima di Cristiano Parafioriti: il giovane scrittore siciliano, cultore di lettere e storia, emigrato quindici anni fa in provincia di Varese per lavoro, esalta e celebra il profondo attaccamento al suo paese di origine attraverso una raccolta di novelle che traggono ispirazione da ricordi d'infanzia e reminiscenze giovanili, da paesaggi e volti tratteggiati e ridisegnati dalla memoria.

Istanti di vita e immagini oniriche si rincorrono e si intrecciano armonicamente, dando voce alla nostalgia e all'amore per luoghi e persone, evocando scene di una quotidianità vissuta con freschezza e spontaneità, tra l'autenticità, la genuinità, i valori e le tradizioni della sua terra.

E, così, Galati Mamertino, il paese dello scrittore ubicato in provincia di Messina, che si staglia nel verde dei Monti Nebrodi con la sua caratteristica forma di maestosa aquila ad ali spiegate, prende nuova vita ora nella rievocazione degli odori e della quiete di 'Salicaria', luogo di passaggio dal paese alla frazione, ora nella commossa descrizione di 'Don Ciccio del bar', ora nel ricordo, delicato e scherzoso, dei più cari amici d'infanzia.

Toccante è l'affresco di parole con cui l'autore dipinge il padre, ultimo dei calzolai galatesi, seduto al suo banchetto da lavoro: in ogni pagina del libro, emergono chiari i suoi insegnamenti, la sua umiltà e i suoi valori, impressi a fuoco vivo nell'animo di Cristiano. Mercoledì 23 luglio la presentazione del libro presso l'aula consiliare 'Salvatore Carnevale' di Galati Mamertino.

"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti". Così, Cesare Pavese. Niente di più vero.