Delia e Gaetano sono una coppia separata da un po' che s'incontra per cena per discutere su come spartirsi le vacanze con i figli: comincia così il nuovo film, al Cinema dal prossimo 5 marzo, di Sergio Castellitto, 'Nessuno si salva da solo', tratto dal romanzo della moglie Margaret Mazzantini, uscito per Mondadori nel 2011.



La trama - L'appuntamento al ristorante è il pretesto di quotidiana semplicità per seguire questi due coetanei mentre barcollano sulla corda tesa di un percorso di ritorno alla sequenza marziale dei momenti fondamentali della loro storia d'amore: il colpo di fulmine, l'ansia di viversi, la nascita dei figli, le prime crepe, il peso schiacciante di essersi delusi a vicenda, ognuno con il suo carico di frustrazioni e promesse non mantenute, fallimenti privati che si sovrappongono al fallimento in comune, il naufragio del loro progetto sentimentale.

Sceneggiatura teatrale (anche questa firmata dalla Mazzantini) che a tratti s'impenna e ruggisce, calcando la mano sull'esasperazione plausibile di un rancore inesausto: la scrittura scava la rabbia fino a grattarne il fondo, la verità di una caduta personale, ma anche politica, il dissesto emotivo di due intimità che respirano l'incertezza sociale e l'incapacità di perseverare nell'amore e raccogliere, nelle pieghe dei giorni e nelle incombenze di sopravvivenza, le ragioni per tornare a casa. >

"L'intimità è politica", ha dichiarato il regista che sottolinea come anche le storie d'amore s'affidino non solo al loro miracolo e al loro mistero, ma anche ai fili sottili della ragnatela sociale. Già lo dichiara il titolo: nessuno si salva da solo.

E il segreto dell'essere due, come un bene prezioso, dev'essere preservato da tutti gli altri, spettatori e interessati insieme. Sono bravissimi, nel dar vita a questa storia di amarezza contemporanea, i due attori protagonisti: Riccardo Scamarcio (i suoi riccioli profumano di fiori d'arancio, ma solo nella vita vera) e Yasmine Trinca, perfetti per il ruolo di un uomo come tanti dall'apparente inconsistenza, e di una donna pudica e dolorante per ferite tanto profonde da non poter essere medicate.