Si dice che quando un gruppo o un cantante solista produce un album di cover, l'ispirazione sia giunta alla frutta. Non mancano certamente gli esempi, ma possiamo dire che per le "Tracce Clandestine" dei Modena City Ramblers non sia affatto così. Manu Chau, Mano Negra, Pogues, Les Negresses Verts, Bruce Springsteen, The Clash sono i nomi che si rincorrono tra gli autori delle quindici canzoni che caratterizzano l'ultima fatica dei combat rockers emiliani che hanno deciso di rendere omaggio alle loro fonti di ispirazione musicale. Si tratta di canzoni spesso eseguite da vivo e mai incise su disco.

Come ragazzini in una sala prove

Dopo aver chiuso il tour per i vent'anni di attività, i Ramblers si sono chiusi in studio e hanno detto di aver suonato come ragazzini in una sala prove. Certo i ragazzini nell'emulare i loro cantanti preferiti non hanno sulle spalle la professionalità e l'esperienza di chi da vent'anni calca i palcoscenici dell'Italia e d'Europa, tuttavia, la genuinità che si respira in alcune tracce, fa capire che i ragazzi si sono divertiti e parecchio. E le sorprese non mancano, come nel caso di "The ghost of Tom Joad" di Bruce Springsteen mentre si hanno meravigliose conferme con "If I should fall from grace with God" dei Pogues.

Del resto gli album di cover, quando sono ben riusciti sono dei veri e propri omaggi soprattutto se gli arrangiamenti sono caratterizzati dallo stile di chi esegue.

E in quanto a lezioni di stile i Ramblers non sono secondi a nessuno. Confronti sono interessanti come nel caso di "Chan Chan" di Compay Segundo o "Saluteremo il signor padrone" cantata in coppia con Finardi, il quale l'aveva incisa in versione rock nel suo album d'esordio. Il sound porta il marchio inconfondibile della celtica patchanka; ora è filo irlandese "a la Pogues" ora è caraibico quando non reggae, ora è metropolitano e suburbano.

Una piacevole conferma

I Modena City Ramblers si confermano dunque una delle certezze del panorama folk rock nazionale, sono stati in grado nell'arco di vent'anni di far innamorare più di una generazione di appassionati e soprattutto, sono stati in grado di non piegarsi su loro stessi evitando di diventare, come qualcuno aveva ipotizzato ai tempi della dipartita di Cisco, la versione "combat" dei Nomadi. "Tracce Clandestine" è un ottimo lavoro, che non sfigura accanto agli album storici della band modenese.