E' alta l' offerta degli eventi culturali nel nostro paese e Milano in occasione dell'Expo 2015 offre una vasta gamma di mostre di altissima qualità. Va segnalata ad esempio la mostra all'Hangar Bicocca di uno scultore interessantissimo e inquietante che è scomparso nel 2001 e che pure ha realizzato opere che rimarranno nel corso del tempo. L'artista cui mi riferisco è Juan Munoz e l'opera presente per la prima volta in Italia, esattamente all'Hangar Bicocca, è Double Bind & Around. Perchè questa installazione vada segnalata e perchè rappresenti un evento è presto detto.

Jaun Munoz muore nel 2001 improvvisamente, a seguito di un attacco cardiaco, poco prima aveva lavorato ad una installazione, perlappunto Double Bind & Around, che era stata presentata alla Turbine Hall all'interno del progetto Unilever Series presso la Tate Modern. Nessuno più dal lontano 2001 l'aveva ripresa e reinstallata. Lo fa l'Hangar Bicocca che con i suoi 5300 mq può avere la possibilità di ospitarla.

L'importanza della installazione Double Bind & Around, ultima opera dello scultore Munoz

E' un'opera complessa, suddivisa in tre piani, con tanto di ascensori che dal piano terra ti portano sino al terzo piano, ma il visitatore che impatta con gli spazi dell'Hangar cosa vede? Ebbene, nel terzo piano si notano strani riquadri, alcuni, se ti avvicini sono veri e proprie aperture da cui si intravedono nientemeno che finestre con serrande chiuse, piccoli davanzali di un probabile grattacielo.

Ma nello spazio fittizio creato dall'artista di fatto il grattacielo non esiste, però l'effetto ottico creato dai riquadri è impressionante, perché alcuni sono giochi geometrici, altri sono vere e proprie aperture che si affacciano sul piano sottostante. Poi il visitatore scende al piano terra, da dove era partito, e lì un popolo di omini in grigio dalle fattezze di cinesi sono raggruppati a crocchi e parlano e discutono.

Ti chiedi perché nei tre piani dell'edificio proprio in basso tu debba trovare queste creature tutte vestite alla stessa maniera, mentre all'ultimo piano gli effetti ottici creano dei riquadri che simulano delle aperture o rappresentano delle aperture vere e proprie.

Certo è che se l'autore cercava un effetto straniante lo ha trovato ed è forte il contrasto tra la moltitudine che parla sotto e la chiusura di tutte le serrande nei piani intermedi, quasi come volesse dire che l'uomo ha bisogno di alternare nella sua vita momenti di solitudine e momenti di socialità, anche se spesso le costruzioni umane creano solitudine e sofferenza. 

Le altre opere di Munoz presenti alla mostra

Questo artista è noto per lavorare con un materiale che si chiama papier-machè ( resina e bronzo) ma è anche noto per creare ambienti popolati da ventriloqui, ballerine, nani, creature da circo.

Presso l'Hangar Bicocca è presente anche l'installazione Conversation Piece, Dublin (1994) con quegli strani omini che sono palle di sacco dalla vita in giù e parlano, si tengono per mano o si toccano gli occhi, tutti o molti con un occhio deturpato, senza molti connotati, sagome umane con braccia, testa e busto, ma senza gambe. Poi si può ammirare The Westland (1986) con il manichino di un ventriloquio poggiato su una mensola e Many Times (1999).

Che cosa ci dica Munoz con le sue 15 opere con oltre 100 figure scultoree richiede una lunga riflessione. Certo è che vederlo non lascia indifferenti e lo stupore misto ad una sorta di messaggio subliminale rimane una certezza. La mostra curata da Vincente Todolì va vista perché l'impatto con l'opera di Munoz rappresenta quanto di più ardito possa essere accaduto nel mondo della scultura, perché ribalta il vecchio accademico concetto di scultura come rappresentazione, perché la scultura si fonde con l'architettura per costruire realtà fittizie ma cariche di messaggi subcorticali.

Sarà visitabile sino al 23 agosto in una Milano assolata, ma sempre capace di veicolare sensi nuovi ed inediti.