La cultura occidentale ha sempre vissuto la scissione tra lo spirito e il corpo, sin dall'epoca platonica, con periodi di prevalenza dell'uno sull'altro. Nell'epoca moderna e contemporanea, però, sembra che il corpo abbia preso il sopravvento, relegando lo spirito ad un mero accessorio. Eppure l'esperienza contemporanea ci insegna che l'immaterialità fa sempre più parte della nostra esistenza. Di questi temi si occupa il volume 'Pensieri superflui sullo spirito ai tempi di Facebook' (Pietre Vive editore), che verrà presentato domani 5 agosto alle ore 20 sul sagrato della Chiesa Madre di Locorotondo (BA).

Abbiamo incontrato l'autore del libro, Teodoro Custodero.

Ha ancora senso parlare di filosofia al tempo di Facebook?

Oggi si parla di tante cose sul web, che è la nuova 'piazza virtuale': perché non parlare di filosofia? La filosofia è un passatempo piacevole se ha come suo oggetto la vita, altrimenti non vale la pena praticarla, a mio parere.

Cosa si deve intendere per 'spirito' nella nostra epoca?

Lo spirito di cui parlo nel libro non va confuso con un'essenza spirituale metafisica (ad es. l'anima) ma è più simile ad un demone, un’energia profonda che ci abita e che, quando non viene riconosciuta, ha movimenti distruttivi e lesionistici verso noi stessi. In greco la parola felicità si scrive 'eudaimonia', 'avere-un-demone-buono': anche per noi la felicità potrebbe derivare dalla conoscenza del nostro demone, lo spirito.

Il tuo volume è una sorta di elogio alla filosofia moderna, che utilizzi anche per spiegare la realtà contemporanea. Si tratta di un omaggio verso il pensiero di Cartesio, Kant ed Hegel oppure è un monito alla contemporaneità che non ha prodotto nulla di durevole?

Direi che quello che tenta questo libro è un monito al postmoderno che ha perpetrato, perfezionandolo, il dis-umanesimo platonico e poi cartesiano di rimozione del corpo nella definizione dell'identità umana.

Lo spirito oggi più che mai, infatti, manifesta la sua potenza culturale nel 'culto del linguaggio' e della parola che è alla base delle nuove tecnologie: 'l'essere è linguaggio' di gadameriana memoria è un assioma a mio avviso pericoloso, perché eclissa la dimensione di verità del corpo e di ciò che è materialità.

La tua personale 'fenomenologia dello Spirito' conduce al 'matrimonio riparatore' tra spirito e corpo: pensi sia davvero possibile che i due elementi possano integrarsi al meglio senza che l'uno prevalga sull'altro?

Nei matrimoni veri c'è il rischio che le cose non vadano bene ma non per questo la gente non si sposa. L'equilibrio perfetto tra le due dimensioni corpo/spirito è una utopia quasi zen, ma un loro riconoscimento reciproco credo sia necessario per uno sviluppo armonico della vita. Mi piace molto l'immagine di Montaigne dell'abbraccio tra spirito e corpo: la tenerezza è forse un principio di saggezza da recuperare ai tempi di Facebook.

Nel libro si percepisce la passione con la quale svolgi il tuo lavoro di insegnante. Tu hai vissuto i due momenti della riforma universitaria (cui accenna anche il Prof. Finelli nella prefazione del volume) e, da professore, stai sperimentando sulla tua pelle la riforma della 'buona scuola'. Pensi sia davvero tale?

Se parlo male della 'Buona scuola' non mi assumono più (ride, ndr.

). Io temo che la scuola diventi un'azienda in cui gli studenti e le famiglie vengano visti come clienti. Ma ho fiducia nel corpo docente, che è appunto un CORPO e quindi riequilibrerà le possibili derive imprenditoriali in agguato.