Dopo la prima parte dell'intervista a Marcello Signore, ecco la seconda e ultima parte della nostra chiacchierata online, buona lettura e, se avete qualsiasi domanda e curiosità su Marcello e il suo lavoro, vi invitiamo a commentare nel box qui sotto per uno scambio di opinioni interessante e carino.

D. Da quello che arriva tramite internet grazie a YouTube (basterà collegarvi alla piattaforma e digitare nella barra ricerca 'Marcello Signore' per trovare il canale) il percorso che hai fatto ultimamente è stato: Milano → cambio vita per necessità → Parigi → ricomincio.

Detta così sembra molto semplice ma: i passi sono stati questi oppure un nuovo progetto lavorativo doveva forzatamente scardinare qualsiasi cosa dentro te compresa la città?

R. Sono arrivato a Parigi per una necessità direi “dell’anima”. Il motivo per cui ho voluto trasferirmi è stato per cambiare prospettiva sulle cose nella mia vita. Mi serviva un progetto con il quale avrei potuto condividere questa visione del mondo per rendere questa storia “un triste ragazzo va a Parigi per cambiare vita” una storia universale e positiva, “come trovare la felicità cambiando vita”. Non so ancora se ci sono riuscito, ma ci sto provando.

D. Non sei fatto per me parla di una storia d'amore finita forse per il troppo rancore e l'incapacità di comunicare.

Chi ti conosce tramite il web vede un Marcello Signore costantemente positivo, quanto c'è di autobiografico in quello che hai scritto? E, dopo averlo fatto, quanta 'rabbia' è andata via?

R. Posso solo dire che nessun autore scrive di cose che non conosce. E la mia professoressa di italiano diceva sempre che nello scrivere non c’è niente di segreto e che quando scriviamo una cosa, sappiamo sempre che verrà letta da chi vogliamo.

C’è una cosa molto bella che dicono i miei personaggi a proposito di questa domanda, e cioè che ci sono certe storie d’amore “finite male” che se non venissero raccontate sarebbe proprio un peccato, ma che a volte si fa fatica a non oltrepassare la linea del “romanzo" da quella del gossip. Io voglio restare dietro quella linea.

D. Io credo che la scrittura sia uno dei più potenti mezzi a nostra disposizione. A volte ci fa male ma è proprio per questo che scriviamo, per una esigenza, come dissetarci e cibarci. Quando ci fa stare bene stiamo scrivendo qualcosa di poco convincente? Intendo: perché scrivere, rappresenta molto spesso un tormento tanto forte?

R. Scrivere deve arrivare da un’esigenza tanto forte quanta è la voglia di chi scrive. Non sempre è così per tutti, ma per me è come guardare un film bellissimo che ti cambia la vita. Senti che devi farlo sapere agli altri, perché vorresti che tutti provassero quello che hai provato tu. Scrivere è un po’ così.

D. Grazie mille per averci concesso questa intervista su Blasting News e prima di salutarci un consiglio ai nostri lettori: 'Non sei fatto per me dovrebbe essere letto… perché?'

R. Perché risponde ad una delle domande che ci siamo fatti più spesso nella nostra vita: cosa devo fare se qualcosa non è fatta per me, partire o restare?