Il famoso album “Creuzâ de mä” di Fabrizio De Andrè è stato tradotto in dialetto napoletano (anche se a detta di molti il dialetto napoletano è una lingua) ed è stato ricantato e inciso da alcuni artisti partenopei proprio in segno di omaggio al grande cantautore genovese. Si tratta di un progetto discografico che vede la partecipazione del Comune di Napoli, del Club Tenco e della Fondazione De Andrèe che, con il titolo di “Na strada 'mmiezo'o mare”, sarà una gioiosa commistione di stili musicali.

L’album, che è live, è stato inciso da un gruppo di artisti scelti nel cortile del Maschio Angioino di Napoli.

Uscirà nei negozi tra qualche settimana e molto probabilmente sarà presentato a Genova il prossimo novembre.

Il progetto "Napoli per Fabrizio De Andrè"

I responsabili principali di questo progetto sono Annino La Posta e Dario Zigiotto, che, per realizzarlo, si sono affidati a nove artisti di diverse generazioni che sono: Enzo Gragnaniello, Teresa De Sio, Francesco Di Bella, Gerardo Balestrieri, Mimmo Miglionico, Maldestro, Nando Citarella, Fausta Vetere e Corrado Sfogli. Il concerto-tributo, che si è registrato a Napoli, è stato arricchito anche da alcune immagini, realizzate da Stefano Renna, che avevano per tema il mare e l'immigrazione.

L'idea di tradurre De Andrè in napoletano è stata in particolare di Annino La Posta, che ha avuto l'ispirazione quando ha ascoltato la versione di “Creuzâ de mä” realizzata da Teresa De Sio.

La Posta ha detto anche che, durante la traduzione dei testi, ha avuto difficoltà a mantenere inalterati i significati, e questo perché i due dialetti sono molto diversi tra loro.

I sette brani dell’album sono stati tradotti in napoletano

I sette brani dell'album sono stati rifatti seguendo la sensibilità e le caratteristiche di ogni interprete: a Gragnaniello è stata affidata “Sinan Capudan Pascià”; Corrado Sfogli e Fausta Vetere, della Nuova Compagnia di Canto Popolare, hanno cantato “Da chella riva”, versione napoletana di “D'ä mê riva”; Francesco Di Bella ha reinterpretato “Jamina" in versione folk; e la De Sio ha rifatto, come già detto, “Creuzâ de mä”.

I tre pezzi rimasti, “Â duménega”, “Sidùn” e “A pittima, dipinta”, sono stati invece affidati rispettivamente a Nando Citarella, a Gerardo Balestrieri e a Maldestro. Tutti gli artisti hanno cercato di mettere da parte l’ovvio timore reverenziale nei confronti di un mostro sacro come De Andrè e hanno realizzato un progetto i cui proventi andranno completamente a Medici Senza Frontiere.