Nostra intervista esclusiva per Blasting News a Cosimo Dino Guida, già protagonista a suo tempo nel teatro italiano con il "Teatro della Comunità" di Giancarlo Sepe (e la stessa Mariangela Melato), redattore a suo tempo de Il Giornale di Napoli, curatore della collana geopolitica e culturale Sud Europeo, poi poeta, scrittore e autore (tra i diversi lavori) di "La meridiana sull’anima" per le Edizioni del Delfino – Napoli e recentemente, con la sua recentissima casa editrice di White Bloods e la ristampa aggiornata della commedia Monica e Monique, (vedi wikipedia e facebook autore-editore, tra gli autori per NETtarget gli scrittori di fama sperimentale Mary Blindflowers e Fremmy).

Su Mariangela Melato

D- Cosimo, più nello specifico, incontri anche con figure storiche quali Mariangela Melato, un approfondimento? R- Come ho detto, conobbi, per una serie di coincidenze Giancarlo Sepe, al “Teatro della Comunità”, mentre si stava rappresentando un suo lavoro (Pick Pocket). In quel periodo, lavoravo come account e copywriter per una agenzia di pubblicità e mi fu affidato la cura della immagine della nuova produzione della Comunità; in quel periodo Sepe stava allestendo “Vestire gli ignudi” di Pirandello e Mariangelo Melato ne era la protagonista, unitamente a Luigi Diberti, Renato Scarpa, Carlo Colombo, Daniele Griggio e Stefania Bifano. Cominciai a frequentare assiduamente la compagnia durante le prove.

Li seguii per la prima in Umbria, e vissi con loro quasi tutto il periodo delle rappresentazioni a Milano. Mariangela era una “primadonna” nel vero senso della parola. Era capace di far sentire chiunque a proprio agio, era puntigliosa e meticolosa nel lavoro, era l’esempio per tutta la Compagnia, era simpatica, amabile, ironica e autoironica.

Era una diva senza essere diva. Ho pianto la sua scomparsa, come si piange per una sorella, perché – ancora oggi – se scrivo qualcosa per il teatro, ho lei, i suoi timbri, i suoi movimenti, negli occhi e nella mente.

La casa editrice NETtarget

D- Cosimo, recentemente anche editore "controculturale", una scommessa quasi d'avanguardia?

R - Fare l’editore oggi in Italia? Non è una scommessa, è pura follia. Una follia che può essere concessa solo a chi – come me – non ha nulla di concreto da chiedere alla vita. A 63 anni ci sono poche cose materiali da concretizzare, ma si può dedicare quello che resta da vivere a cercare di vedere realizzati i propri sogni. Il mio è un bisogno fisico dettato dalla incapacità di essere inattivo, dalla voglia di combattere un mondo di ignoranza dilagante, dalla determinazione a sostenere che la prima cura ai grandi mali sociali va trovata nel miglioramento delle masse, partendo dal basso, promuovendo la cultura e – conseguentemente - la lettura. E’ mia convinzione che un individuo colto è un individuo conscio delle proprie potenzialità e della propria forza, capace di affermare se stesso sfruttando tutta la libertà che gli può essere concessa.

Una società di gente colta è una società che scoraggia il clientelismo, il servilismo, la corruzione e conseguentemente una società che ha la forza di emarginare ogni forma di criminalità organizzata. Da qualche parte bisogna cominciare, e io cercherò di dare il mio contributo.