Venerdì 19 febbraio si sono spente le luci della Mole Antonellianacon "M'llumino di meno"per lasensibilizzazione sui consumi energetici. Proprio dalla giornata di ieri,questo romantico posto vicino al Po è stato sostituito dalla Virtual Room, al primo piano di Palazzo Mazzonis, sede del Museo d'arte orientale, il Mao,nel quadrilatero romano, dove si accede alla città proibita dellaPechino imperiale. La purpurea corte dell'imperatore cinese della dinastia Qingè riprodotta da tre schermi attraverso cui il visitatore può avanzare, con un joystick, fino a prostrarsi davanti al trono, manovrando un visore per non far passi falsi, oltrepassando le mura del palazzo ed entrando nei 127 metri quadrati a forma di un mandala indiano, dove regnò per quasi tre secoli la dinastia Qing.

A questa, nel primo decennio del Novecento, subentrarono i Ming, originari della Manciuria, che però non modificarono la civiltà di corte.

Si passeggerà virtualmente attraverso la piazza, si saliranno le scale che portano alla terrazza dove si erge il Palazzo della Suprema Armonia, camminando sopra il tappeto imperiale dell'Elisir dei Nove Draghi e si diventerà figli del cielo. E dire chel'ultimo imperatore vendette sul mercato antiquario i preziosi tappeti ai piedi del trono, metafore del potere. Ma proprio questi tappeti, oltrepassati i giardini giapponesi permanenti, sono ritornati in mostra da un mese, prestati da collezioni pubbliche e private.

La civiltà della corte dell'imperatore

Pare di vedere gli antichi sudditi cinesi inginocchiarsi sui tappeti e fissarli per ore, non potendo alzare gli occhi verso sua maestà, assisa sul trono.

Si avanza nelle sale in un'atmosfera fatata, quasi in trance con le musiche originali, composte dalla francese Nina Danon per quattro archi e supporti elettronici, ammirando le trame e gli orditi sul modello persiano che simboleggiano un cosmo confuciano e taoista, con influenze buddiste. Gli stessi motivi ritornano sulle vesti dell'imperatore, in una visione quasi ossessiva: soprattutto disegni di draghi, cinque o otto, i numeri sacri della Cina dei Qing e dei Ming, tessuti in cotone, più raramente in seta, confili di rame e di oro.

Maestà e suddito non si guardavano, ma avevano gli occhi fissi ossessivamente sul tappeto e così meditavano sullo yin e sullo yang, sull'uomo e sulla donna, sul sole e sulla luna, mentre il colore oro del tappeto rappresenta la trasformazione alchemica e spirituale dell'uomo. La virtual reality della Città proibita è la prima tappa di un progetto più ampio della presidente della Fondazione Torino Musei, Patrizia Asproni, che verrà ripresa al Borgo Medievale del Valentino, fedele ricostruzione ottocentesca, con una riproduzione storica dei mestieri autenticamente medievali.

La Asproni ha anche detto che, oltre a questi incontri tra arte e innovazione, è sua intenzione portare a Palazzo Madama i vestiti di Marilyn Monroe,interpretata un paio di anni fadal nuovo talento Jessica Chastain, mentre Antonella Parigi, assessore regionale alla cultura, intende fare delle residenze sabaude i castelli della Loira sul fiume Po. E ancheIl Mao è un gioiello di museo che custodisce più di duemila opere, dal quarto millennio a.C, fino al XX d.C, per cinque diverse aree culturali: Asia meridionale, Cina, Giappone, regione himalayana e paesi islamici dell'Asia.