Una passeggiata per il centro di Levanto, provincia di La Spezia, si trasforma in un momento di profondo imbarazzo per alcuni cittadini, offesi da un’esposizione così oscena. Quadri di nudo, proprio nudo, nella vetrina di una galleria d’Arte, messi lì, davanti agli occhi di tutti, a costringere a distogliere lo sguardo, a istillare malizia nei più giovani, a imporre a nonni e genitori di rispondere a domande imbarazzanti fatte dai più piccoli. No, alcuni abitanti del borgo, per ora anonimi, non ci stanno e decidono di rivolgersi alle autorità presentando un esposto: quei quadri, quei nudi, lì, non possono e non devono starci.

Non passa molto, e i carabinieri si presentano all’atelier esponendo il problema all’autrice, una donna che di nome fa Rosanna Avery e fa la pittrice da qualche anno (ad esempio una quarantina), tiene corsi di pittura ed è socia di un’accademia di belle arti di Barcellona, di dove è originaria.

La soluzione di Rosanna Avery

Con rispetto parlando, Rosanna Avery non è né una ragazzina, né un’artista di avanguardia. Dipinge nudi, questo sì, così come migliaia di altri artisti hanno fatto prima di lei nella storia. Sai che novità. Eppure, la pubblica morale è rimasta offesa, nemmeno si trattasse di un’antica divinità permalosa. Alcuni cittadini di Levanto si sono levati contro la povera Rosanna, che si è risentita, ma, almeno per il momento, non potrà esporre i suoi quadri nella vetrina dell’atelier.

Originale, però, la soluzione adottata: se è il nudo che dà fastidio, non resta che vestirlo, ma, dal momento che l’operazione è posticcia, tanto vale dare una piena evidenza di ciò che si fa. Ed ecco che, a trasformare i nudi in persone più a modo, arrivano delle perfette mutandone. Di carta. Un pizzico di nastro adesivo sul retro ed è fatta, l’esposto è rispettato, la morale è salva e, in aggiunta, si ha a disposizione il non trascurabile vantaggio di poter utilizzare la carta per alcune precisazioni.

Già, perché sulla carta si può scrivere, per esempio, un messaggio ai levantesi offesi invitandoli a “uscire dall’anonimato e a cercare un buon avvocato”, proprio come ha fatto Rosanna Avery, decisa ad andare fino in fondo alla questione, scrivendo anche una lettera al prefetto e ricordando a tutti che “l’articolo 21 della Costituzione sancisce il diritto ad esprimersi per gli artisti”.

Vedremo come finirà.

La scostumata storia dell'arte

E dire che, di nudi, la storia dell’arte è talmente piena che, se girassimo la testa dall’altra parte ogni volta che ne vediamo uno, ci perderemmo buona parte di ciò che è stato prodotto dall’inizio dei tempi a oggi. Nuda, tanto per cominciare, è la Venere di Willendorf, scolpita circa 25 mila anni fa, nudi sono i Bronzi di Riace, del V secolo a.C. così come nudi sono i David di Michelangelo e di Donatello. Nuda, ma più pudica, in effetti, è la Venere di Botticelli, come l’Olympia di Manet, mentre è proprio nuda la Maya Desnuda di Goya. Il top dell’impudicizia rimane L’Origine du Monde, che in casi di censura si finisce sempre per citare, di Gustave Courbet, anche se è probabile che nulla eguagli il turbamento provocato dalla signorina disinibita che fa la Colazione sull’erba in compagnia di due giovanotti (vestiti, loro) nel quadro di Manet.

I nudi di Rosanna Avery, insomma, sono in buona compagnia e, tanto per dire, anche Le déjeuner sur l'herbe non fu esposto al Salon ufficiale nel 1863 perché ritenuto, fra le altre cose, molto volgare. Di buono, in definitiva, c’è che, in mezzo a tanti nudi, unocon mutande di carta ricamate con messaggi “minatori” non si era ancora visto: dopo tutto, potrebbe essere arte concettuale.