Una mostra da non perdere quella che Palazzo Reale dedica ad Umberto Boccioni. Genio e Memoria per il centenario dalla morte.La mostra si è inaugurata il 23 marzo e rimarrà aperta sino al 10 luglio ed offre una moltitudine di ragioni per vederla.

Innanzitutto si possono ammirare documenti inediti ritrovati negli archivi della Biblioteca Civica di Verona, tra cui un 'Atlante di immagini' che realizzò nel corso del suo procedere come artista e una Rassegna stampa futurista messa insieme grazie all'apporto dell'amico Tommaso Marinetti che conobbe tra il 1909 e il 1910.

Inoltre si può osservare un corpus di 61 disegni presenti nel Castello Sforzesco.

Le ragioni per visitare la mostra su Boccioni a Milano

Ma ciò che rende questa mostra particolarmente attraente, oltre alla nuova documentazione, è il numero di opere di una bellezza incantevole che appartengono, per le grandi doti di sperimentatore e innovatore dell'artista ai vari movimenti pittorici che vennero a nascere in quegli anni. Così è possibile ammirare il Boccioni naturalista, quello divisionista, ancora il Boccioni simbolista ed infine l'approdo al Futurismo con opere che risultano essere un'esplosione di movimento, di trasfigurazione picassiana e insieme un tripudio di colore.

C'è un quadro che intendo evocare in questa rassegna, anzi due, che ci fanno toccare con mano la grandezza del paesaggista, ed è 'Campagna Romana' ( 1903) e 'Campagna lombarda da sinfonia campestre'.In 'Campagna Romana' ciò che colpisce è la lucentezza del prato reso con una tecnica naturalistica, dove lo spessore dell'erba cresciuta e alta in cui occhieggiano margherite, è reso in tutta la sua veridicità e in lontananza una mucca che pascola tranquilla.

Inutile dire che l'immagine infonde un senso di grande pace, la stessa che si ritrova in 'Campagna Lombarda' ( 1908) dove invece viene rappresentato un campo arato con ai lati un filare di alberi spogli.

Magnifici i ritratti, il suo famosissimo autoritratto (1906-1907) , poi un lunga sequenza come 'Ritratto di Bimbo', 'Le tre donne', il ritratto dell'amico padovano 'Giorgio Gopcevich', ritratto del Cavalier Giuseppe Tramello e del letterato Virgilio Brocchi.

E per finire i quadri futuristi, tanti, tutti straordinari. Per gli amanti della Milano storica e della città industriale vedute come 'Officine a Porta Romana' (1909) .

La mostra, nata dalla collaborazione con Electa, scaturisce da un progetto di ricerca del Gabinetto dei Disegni della Soprintendenza del Castello Sforzesco in collaborazione con il Museo del Novecento, palazzo Reale , la Biblioteca Civica di Vicenza, l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze.