Poco importa se la spettacolarizzazione mediatica è oramai privilegio pressoché esclusivo dei personaggi vicini al popolo, dinamici dal punto di vista dell’empatia orizzontale, ma statici per crescita verticale. Sospese a mezz’aria tra pop e jazz, Pilar e Dajana danzano austere nei sotterranei della canzone. E nei sotterfugi dell’emotività affondano bassi profondi e acuti tanto precisi quanto perforanti. L’elevazione artistica è l’ancora di salvezza che le fa emergere in superficie. Con strascichi di magia ed echi di eternità riportano alla luce la grande Italia.

Per intenderci: non quella di Maria De Filippi, ma quella dei grandi cantautori e delle grandi dive della canzone e del Cinema.

Dai una risposta ai quesiti posti da Arisa su Facebook: "Perché la musica italiana è nelle sabbie mobili? È proprio vero che gli artisti sono finiti, o i promotori dell'arte sono finiti?"

Pilar: Non sono finiti gli artisti ma è innegabile che in Italia esista un’importante problematica legata alla tutela e promozione dell’arte e della cultura. Sono d’accordo anche sull’osservazione legata ai promotori dell’arte. Gli artisti da soli non vanno da nessuna parte e noi abbiamo bisogno di figure professionali vere, non improvvisate. Il dietro le quinte è parte integrante del percorso di un artista, solo che oggi esiste il concetto sbagliato che "tutti possono fare tutto" e invece no, perché una professionalità non si improvvisa.

Dajana: L’Italia è un paese fortemente in crisi, soprattutto economica, fortunatamente meno di idee. Almeno parlo per me, visto che in questo periodo sono in vena e sto scrivendo tanto. Detto ciò, quando i soldi circolano meno, i primi tagli che si fanno sono proprio all’arte, quindi chi fa da sé fa per tre! Abbiamo questo strumento bellissimo e dannato allo stesso tempo che è la tecnologia, usiamola non solo per postare foto sul water, ma soprattutto per far ascoltare la nostra musica e, perché no, anche per raccontare come nasce o come si scrive una canzone.

Ascolta su Spotify l’ultimo album della collega con cui condividi l’intervista e regalaci una breve recensione.

Pilar: E adesso una confessione: ancora non uso Spotify. Prima o poi mi adeguerò, giuro. Ma ho sentito altre cose in rete sue. Dajana ha una timbro molto particolare, specie nei bassi, grande controllo, una pura commistione tra purezza melodica e una vocazione anche rock, almeno nella sua voce.

Ha un colore italianissimo ed è misurata nella gestione della potenza vocale, grande pregio per un’interprete. Un grande in bocca al lupo a lei.

Dajana: Conoscevo già questa straordinaria artista: Pilar! Che dire, “L’Amore è dove vivo”, il brano che dà il titolo all’album, porta due firme d’eccezione. In ogni onda di suono sento il tocco di Bungaro e Pacifico. Nel titolo è racchiuso il senso del brano. A volte ci costruiamo dei muri, ma l’amore è di una bellezza semplice e sconvolgente, dove la sua essenza la ritrovi ovunque, anche in un gesto quotidiano dove il solo gesto ti riporta al pensiero. Pilar, poi, con la sua incantevole voce ci riporta in ogni luogo dell’amore. Il suo è uno di quegli album che riascolteresti sempre.Interessante la scelta dei due brani in francese: amo anch’io questa lingua e di recente ho scritto una canzone proprio in francese.

Trovo divertente il pezzo “Autoctono italiano". Brava Pilar, condividiamo lo stesso amore per il vino. Quindi, quando vuoi, qui in Puglia da me ti aspetta un buon Primitivo e tanta buona musica, magari la tua.

Conoscevi già l’artista in questione? Ti viene in mente un brano adatto per un eventuale duetto assieme?

Pilar: Ne avevo sentito parlare in rete, ma non la conoscevo artisticamente. Io direi che in un tango tradizionale, come per esempio “El dia que me quieras” ce la potremmo cavare egregiamente!

Dajana: Come ho detto prima la conoscevo già. Beh, non un solo brano, sarebbe interessante un album dalle sonorità prettamente mediterranee, in cui le nostre voci si inseguono come onde del nostro splendido mare!