Per fare capire ai ragazzini cosa provano e quali situazioni affrontano i migranti, l'associazione "Refugee Norge" ha allestitoun finto"campo profughi", dove i giovani norvegesi per 24 ore vengono sottoposti ad un trattamento molto simile a quello che si trovano a subirequotidianamente i migranti "veri". Per partecipare al "gioco", che dura 24 ore, è necessario pagare un ticket di 83 euro. Una sorta di "parco giochi", animato però dall'intento di far provare ai partecipanti "empatia" nei confronti di coloro che quella drammatica situazione, si trovano ad affrontarla veramente, e che spesso vengono considerati alla stregua di un "costo", oltre che "un problema di degrado e ordine pubblico", senza valutare il lato umano.

Trattati duramente dai (falsi) poliziotti

Quando inizia la simulazione, i ragazzi vengono trattati molto bruscamente, dalle forze di polizia, che assumono un atteggiamento aggressivo e minaccioso. Gridano, rivolgono delle domande e costringono a "penitenze" come fare le flessioni chi non risponde adeguatamente. Nonostante siano consapevoli di prendere parte aduna sorta di gioco, non infrequentemente i giovani partecipanti si spaventano per il trattamento ricevuto.

L'identificazione dei "migranti"

Dopo un'estenuante giornata di cammino, senza mangiare, iniziano le fasi dell'identificazione, tra snervanti attese e interrogatori, perquisizioni, umiliazioni e penitenze da parte dei poliziotti. I ragazzi, ormai stanchi e affamati, vengono sistemati in un "campo dell'ONU", dove gli viene offerto da mangiare del semplice riso, e possono finalmente coricarsi in un sacco a pelo.

L'arrivo in Norvegia

Giusto il tempo di addormentarsi, che i ragazzi sono costretti a tornare in marcia, in piena notte, con il freddo norvegese, e costretti a correre per due ore, fino ad arrivare a destinazione, dove viene simulato l'ingresso in Norvegia, e la presa in custodia dei poliziotti norvegesi, dove dopo aver fatto un'abbondante colazione, potranno finalmente riposare. Alla fine del gioco, viene trasmesso un filmato che mostra ai ragazzi quanto ciò che loro hanno vissuto per un giorno come "gioco", per altri sia una realtà.