Ricorre domani15 agosto l’ottantesimo anniversario della scomparsa della scrittrice italiana Grazia Deledda. L'unica donna italiana a ricevere il Nobel per la letteraturanacque a Nuoro il 27 settembre del 1981 da una famiglia benestante. Il padre infatti era un noto imprenditore locale divenuto poi sindaco, con le passioni per la poesia e per la tradizione sarda che vennero evidentemente tramandate alla figlia.

Le prime opere ed il trasferimento a Roma

La scrittrice cominciò la sua attività inviando dei racconti nel 1888 all’editore Edoardo Perino, che li pubblicò sulla rivista “L’Ultima Moda”.

Sulla stessa rivista apparve successivamente il romanzo a puntate “Memorie di Fernanda”. Collaborò con diverse riviste locali ed italiane continuando nel frattempo a scrivere romanzi. La sua opera “La Via del Male” edita nel 1896 ricevette una critica favorevole dal celebre verista Luigi Capuana. Raggiunse la maturità artistica dopo il trasferimento a Roma nel 1899, realizzando una serie di romanzi ed opere teatrali tra cui “Cenere” (da cui venne tratto un film interpretato da Eleonora Duse), “L’Edera”, “Colombi e Sparvieri” e “Canne al Vento”, che la consacrarono definitivamente nel novero dei migliori artisti italiani dell’epoca. Sempre a Roma sposò Palmiro Madesani, funzionario del ministero delle finanze conosciuto tempo prima a Cagliari, dal quale ebbe due figli, Franz e Sardus.

Il premio Nobel per la letteratura

Nel 1926 venne insignita del più alto riconoscimento per uno scrittore, il premio Nobel per la letteratura, consegnato alla nuorese con la seguente motivazione :”Per la sua potenza di scrittrice sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”.

La Deledda infatti dedicò molte delle sue opere alla sua terra di Sardegna, trattando temi quali l’etica patriarcale di tale contesto e dei sentimenti profondi e selvaggi che ne hanno contraddistinto l’evoluzione. Venne altresì accostata a movimenti quali il verismo ed il decadentismo, pur venendo riconosciuta da molti critici per l’assoluta originalità della sua poetica.

Morì per un cancro al seno che la affliggeva da tempo il 15 agosto del 1936, ottant’anni fa. Le spoglie sono tutt’ora conservate in una tomba di granito nella chiesetta della Madonna della Solitudine, situata alle pendici del monte Ortobene di Nuoro.