Dopo la presentazione all'ultimo Festival del cinema di Venezia, il 22 settembre si è tenuta la prima nazionale del film documentario di Ambrogio Crespi "Spes Contra Spem-Liberi dentro". Ora si attende di sapere quando potremo vederlo al cinema.

Il regista

Ambrogio Crespiinizia la propria carriera collaborando con Gianfranco Funari, in ambito televisivo e teatrale. Poi comincia a occuparsi di cinema, come vicepresidente della società di produzione della famiglia Pozzetto. Come regista di film documentari ottiene un grande successo con "Enzo Tortora, una ferita italiana", del 2013, che l'anno seguente lo porterà a vincere la sezione documentari della Salento International Film Festival.

Possiamo poi ricordare il docu-film "Capitano Ultimo, le ali del falco", ma anche "Malaterra", del 2015, di cui è autore e regista assieme a Sergio Rubino. La figura chiave del docu-film è Gigi D'Alessio, che in occasione del "Malaterra World Tour" lo ha fatto conoscere a livello internazionale. Infine, quest'anno Crespi ha vinto il Premio Cariddi al Taormina FilmFest come autore e regista di "Giorgia vive".

Il film documentario

L'ultimo film documentario, Ambrogio lo ha scritto assieme al fratello Luigi, che ne è anche il co-sceneggiatore.

Spes Contra Spem è stato proiettato al Festival di Veneziaalla presenza del Ministro della Giustizia Andrea Orlando, ed è prodotto da IndexWay e dall'associazione "Nessuno Tocchi Caino".

Il titolo è preso da un passo della Lettera ai Romani di San Paolo, dove si fa riferimento alla fede incrollabile di Abramo che sperò contro ogni speranza.

Nell'opera di Crespi i protagonisti sono dei detenuti condannati al cosiddetto ergastolo ostativo, che, a differenza di quello comunemente conosciuto (che prevede dopo un certo numero di anni di carcere dei permessi premio, o il regime di semilibertà, ecc.), ha la caratteristica di non avere termine, divenendo così una specie di condanna a morte "lenta".

Le scene sono state girate all'interno del carcere di Opera, e sono presenti anche alcune testimonianze di "addetti ai lavori" appartenenti all'Amministrazione Penitenziaria.

I detenuti sono ben consapevoli dei crimini commessi e si mostrano inflessibili nel giudicare se stessi.È però presente in loro la "richiesta" di una possibile redenzione, di un percorso che permetta di vedere in fondo al tunnel uno spiraglio di luce, seppur piccolo e lontano.

Spes Contra Spem è quindi una grande occasione di riflessione e un invito a vedere nel carcere non soltantoun luogo di reclusione, ma anche e soprattutto uno strumento di rieducazione, aperto a una vita nuova.