Immagini crude, vere, quelle del documentario di Michele Santoro, proiettato ieri, nella sezione non competitiva, alla mostra del Cinema di venezia.

Immagini che colpiscono, come un pugno nello stomaco, che tramortiscono nella loro assurda veridicità. Nessuna retorica, nessun tono melenso o pilotato.

Protagonista è la realtà, quella della strada, quella di Scampia, dove la vita si confronta con la miseria e la quotidianità è plasmata e scandita dalla logica spietata del crimine.

Bambini soldato di 13-15 anni, già pronti a sparare, hanno per giocattoli armi.

E la strada, fin dai primi anni, è la loro casa.

Napoli, paradiso e inferno

Santoro entra nei vicoli impenetrabili, bui, come la cecità del male. Sono i meandri tortuosi di quella Napoli dimenticata, in cui le note languide del canto partenopeo si mescolano alle mille voci del degrado: voci concitate, schiamazzo di bimbi e il rombo assordante di motorini che sfrecciano pericolosamente per quelle viuzze spesso inaccessibili.

Protagonista del documentario è il reale, nel suo drammatico scorrere, nella perenne lotta per la sopravvivenza, che reinventa la vita, ancorata a facili e torbidi guadagni.

E' la ribellione di un popolo di emarginati, simile a quella delle periferie o dei quartieri di tante altre città.

E la macchina da presa filma i dettagli di quell' etica del crimine, vera filosofia dei ragazzi della 'paranza'. Ragazzi pronti a tutto, pur di avere l'illusione di quell'agio che la Napoli dei quartieri alti nega loro. Ragazzi per i quali la vita, come la morte, durano lo spazio di un attimo.

"Per morire bastano tre secondi, anzi uno.

Allora se devi morire tu, meglio che muoiano gli altri".

Storie da raccontare

Un'umanità tragicamente vera si mette a nudo e si racconta. Ragazzi come Mariano e Michelino, di appena 16 anni, ma con un 'curriculum' ragguardevole di crimini, mogli e madri di carcerati, preti che condannano l'indifferenza dello Stato.

Il documentario di Michele Santoro immortala i vissuti degli emarginati, dei nati poveri, smaniosi di dimenticare, di respingere questa povertà.

I ragazzi della 'paranza' proseguono il loro cammino e non importa se i loro giocattoli sono dei Kalashnikov, l'importante è arrivare ad essere dei boss. Ciò che conta è essere qualcuno e la loro strategia è quella del delinquere.

Poi, ci sarà tempo, anche per pregare, per vivere o, forse, per morire.